San Giovanni Crisostomo e la correzione divina
Ven 20 Gen 2023, 18:36
Dalle "Omelie sulla lettera ai Romani" di san Giovanni Crisostomo, vescovo (3,1)
«L’ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ogni ingiustizia di uomini che soffocano la verità nell’ingiustizia» (Rm 1,18). Osserva la saggezza di Paolo, come dal tono mite delle esortazioni passi a quello più veemente delle minacce. Dopo aver detto che il vangelo è fonte di salvezza e di vita, e che è stata la potenza di Dio a operare la salvezza e la giustizia, passa tosto alle minacce per intimorire coloro che non lo seguono. Dal momento che, per lo più, gli uomini sono tratti alla virtù non tanto dalla promessa del premio, quanto dal timore del castigo, li attira alternando le esortazioni alle minacce. Dio infatti, non solo ha promesso il regno, ma anche minacciato la geenna: i profeti parlavano ai Giudei alternando i premi ai castighi. Anche Paolo, quindi, varia il tono del discorso, e non a caso, passando dalla mitezza alla severità; mostrando che la prima scaturiva dai disegni di Dio, questa invece era provocata dalla indifferenza degli uomini. Prima ci pone davanti il premio, come il profeta che dice: «Se sarete docili e ascolterete, mangerete i frutti della terra. Ma se vi ostinate e vi ribellate, sarete divorati dalla spada» (Is 1,19-20). Nello stesso modo conduce il discorso Paolo: Cristo, dice, è venuto a portarci il perdono, la giustizia, la vita: e non a poco prezzo, ma pagando con la morte di croce. E ciò che maggiormente suscita ammirazione non è solo la munificenza dei doni, ma quel che ha patito per meritarceli. Se dunque disprezzerete questi doni, essi stessi si convertiranno per voi in motivo di tristezza eterna.
Osserviamo poi come alza il tono: «L’ira di Dio», dice, «si rivela dal cielo». Nella vita presente spesso si manifesta con la fame, le pestilenze e le guerre, con cui tutti vengono puniti, sia come individui che come comunità. Che cosa potrà esserci dunque di nuovo? Che ben più grave sarà il comune castigo futuro, e che molto diverso sarà il suo scopo: ora infatti i castighi hanno per fine l’emendazione; allora, invece, la punizione. Questo intende Paolo quando dice: «Veniamo corretti adesso, per non essere poi condannati insieme con questo mondo» (1Cor 11,32).
Eppure oggi molti credono che le nostre calamità vengano non da Dio, ma dagli uomini: la giustizia di Dio però si manifesterà apertamente quando egli, sedendo sul trono tremendo del giudizio, ordinerà che questi siano trascinati al fuoco eterno, quelli alle tenebre eterne, altri ancora a supplizi di diverso genere, eterni e senza scampo.
«L’ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ogni ingiustizia di uomini che soffocano la verità nell’ingiustizia» (Rm 1,18). Osserva la saggezza di Paolo, come dal tono mite delle esortazioni passi a quello più veemente delle minacce. Dopo aver detto che il vangelo è fonte di salvezza e di vita, e che è stata la potenza di Dio a operare la salvezza e la giustizia, passa tosto alle minacce per intimorire coloro che non lo seguono. Dal momento che, per lo più, gli uomini sono tratti alla virtù non tanto dalla promessa del premio, quanto dal timore del castigo, li attira alternando le esortazioni alle minacce. Dio infatti, non solo ha promesso il regno, ma anche minacciato la geenna: i profeti parlavano ai Giudei alternando i premi ai castighi. Anche Paolo, quindi, varia il tono del discorso, e non a caso, passando dalla mitezza alla severità; mostrando che la prima scaturiva dai disegni di Dio, questa invece era provocata dalla indifferenza degli uomini. Prima ci pone davanti il premio, come il profeta che dice: «Se sarete docili e ascolterete, mangerete i frutti della terra. Ma se vi ostinate e vi ribellate, sarete divorati dalla spada» (Is 1,19-20). Nello stesso modo conduce il discorso Paolo: Cristo, dice, è venuto a portarci il perdono, la giustizia, la vita: e non a poco prezzo, ma pagando con la morte di croce. E ciò che maggiormente suscita ammirazione non è solo la munificenza dei doni, ma quel che ha patito per meritarceli. Se dunque disprezzerete questi doni, essi stessi si convertiranno per voi in motivo di tristezza eterna.
Osserviamo poi come alza il tono: «L’ira di Dio», dice, «si rivela dal cielo». Nella vita presente spesso si manifesta con la fame, le pestilenze e le guerre, con cui tutti vengono puniti, sia come individui che come comunità. Che cosa potrà esserci dunque di nuovo? Che ben più grave sarà il comune castigo futuro, e che molto diverso sarà il suo scopo: ora infatti i castighi hanno per fine l’emendazione; allora, invece, la punizione. Questo intende Paolo quando dice: «Veniamo corretti adesso, per non essere poi condannati insieme con questo mondo» (1Cor 11,32).
Eppure oggi molti credono che le nostre calamità vengano non da Dio, ma dagli uomini: la giustizia di Dio però si manifesterà apertamente quando egli, sedendo sul trono tremendo del giudizio, ordinerà che questi siano trascinati al fuoco eterno, quelli alle tenebre eterne, altri ancora a supplizi di diverso genere, eterni e senza scampo.
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"Il Signore sarà per te luce eterna" (Isaia 60,19)
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