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Dom 04 Ott 2020, 16:40
La parte finale della preghiera del Padre Nostro recita oggi: "...non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male".
Da Pasqua 2021 sarà obbligatorio dire durante la messa: "...non abbondanarci alla tentazione, ma liberaci dal male", dicitura  che ogni cattolico sarà tenuto a recitare durante la Messa.

Da un punto di vista letterale, studiando il testo greco originale possiamo vedere che la traduzione più vicina all'originale è:
"...non metterci alla prova, ma liberaci dal Maligno".

Infatti "metterci" traduce il greco originale che è  "portare dentro" (eis-poreuo), appunto "mettere".
Il termine "tentazione", in greco è propriamente "prova" (peirasmòn).
Infine, come indica il termine greco originale ("ponerù", confermato anche dal Catechsimo al numero 2851) il termine "male" indica il "Maligno" ovvero Satana, il Diavolo.

Quindi si nota come le due frasi del Padre Nostro "non metterci alla prova" e "ma liberaci dal maligno" siano strettamente collegate fra loro. La prova viene dal Maligno, che è l'accusatore. Questo concetto viene confermato non solo dal Libro di Giobbe ma anche dal libro della Sapienza:
"Mettiamolo alla prova con violenze e tormenti, per conoscere la sua mitezza e saggiare il suo spirito di sopportazione" (Sap 2,19)
e confermato da san Giovanni nell'Apocalisse:
"ecco, il diavolo sta per gettare alcuni di voi in carcere per mettervi alla prova (Ap 2,10)"

La Prova è permessa da Dio, ma viene dal Maligno. Lo stesso albero della "Conoscenza del bene e del male" nel libro della Genesi (Gen 2,17) era una prova escogitata dal maligno in modo da avere il pretesto per accusare l'uomo.

Con il Padre Nostro l'uomo chiede a Dio di non permettere di essere provato dal Maligno perchè l'uomo stesso si ritieme debole. La chiesa cattolica ha semplicemnte aggiunto di aiutare l'uomo quando si trova già dentro la prova del maligno.

C'è un'evoluzione nella Bibbia: mentre nei salmi,  per esempio, Davide chiede di essere messo alla prova ("provami al fuoco non troverai malizia" Sal 17,3) per poi scoprirsi peccatore caduto nel salmo 51 (dopo aver fatto uccidere Uria), nel "Padre Nostro" noi, a differenza di Davide, chiediamo di non entrare affatto nella Prova del Maligno perchè ci riteniamo fragili, incapaci di affronare la Prova del Maligno.

C'è una maggiore umiltà nella preghiera del Padre Nostro.


Ultima modifica di PonteCroce il Lun 05 Ott 2020, 15:33 - modificato 1 volta.

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Dom 04 Ott 2020, 23:36
Vediamo anche nel Vangelo come Pietro si senta spavaldo, come Davide, dicendo a Gesù:

"Darò la mia vita per te" (Gv 13,37) e "Signore, con te sono pronto ad andare anche in prigione e alla morte" (Lc 22,33) e ancora "Anche se tutti si scandalizzeranno, io no!" (Mc 14,29).

Gesù gli risponde:
"Simone, Simone, ecco: Satana vi ha cercati per vagliarvi come il grano" (Lc 22,31)

E' proprio Satana che vaglia, cioè che mette alla prova l'uomo per poterlo accusare e ucciderlo.

E sappiamo come poi Simon Pietro rinnega 3 volte Gesù dopo la sua spavalderia (proprio come la spavalderia di Davide: "Provami al fuoco non troverai malizia")

La prova di Satana è una prova che ha il fine di accusare e distruggere, chiaramente differente dalla prova che ha un fine valutativo, che possiamo trovare nel Siracide al capitolo 6:
"Se vuoi farti un amico, mettilo alla prova e non fidarti subito di lui."

Nel Padre Nostro chediamo in pratica di allontanarci dalla spavalderia di essere provati da Satana, riconosciamo la nostra debolezza: il Padre Nostro è la preghiera dell'umiltà.

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Lun 05 Ott 2020, 17:19
Matteo 6:13 "e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male." (Versione C.E.I.)
Matteo 6:13 "E non indurci in tentazione, ma liberaci dal maligno; perciocchè tuo è il regno, e la potenza, e la gloria, in sempiterno. Amen." (Diodati)
Matteo 6:13 "E non esporci alla tentazione, ma liberaci dal maligno, perché tuo è il regno e la potenza e la gloria in eterno. Amen" (Nuova Diodati)
Matteo 6:13 "e non ci esporre alla tentazione, ma liberaci dal maligno." (Riveduta)
Matteo 6:13 "e non ci esporre alla tentazione, ma liberaci dal maligno." (Nuova Riveduta)

Per capire il senso di “non esporci alla tentazione”, iniziamo dalla definizione della parola greca che viene tradotta qui con “tentazione.” Questa parola ha vari significati nella Bibbia. Viene usata per descrivere prove e difficoltà, che spesso non sono peccati in sé, ma che potrebbero portarci a peccare se non guardiamo a Dio.

Il termine “tentazione” è anche usato per descrivere qualcosa di attraente o di bello, che ci invoglia a peccare, e che può essere o meno un peccato in sé.

Questa parola, se usata in forma di verbo, vuol dire “mettere qualcuno o qualcosa alla prova”, ad esempio, per vedere se è genuina, e quindi, nel caso della fede, per mostrare quanto la fede sia genuina. Viene usata in questo senso in 2 Corinzi 13:5, in cui lo stesso termine greco viene tradotto con “esaminate”:

Esaminate voi stessi per vedere se siete nella fede; provate voi stessi. Non riconoscete voi stessi che Gesù Cristo è in voi? A meno che non siate riprovati.” (2Corinzi 13:5)

In Giovanni 6, pur sapendo di stare per compiere un miracolo con pesci e pane, Gesù chiede a Filippo di dare da mangiare alla folla. Egli agisce in questo modo per mettere Filippo alla prova: “Or diceva questo per metterlo alla prova, perché egli sapeva quello che stava per fare.” (Giovanni 6:6) Quindi, mettere qualcuno alla prova così come la prova in sé non rappresentano necessariamente qualcosa di peccaminoso. La prova è una situazione difficile, in cui potremmo essere fortificati e raffinati, ma in cui potremmo anche scegliere di reagire con un peccato.

Dio ci mette spesso alla prova per raffinare la nostra fede. Per esempio, mise alla prova Abrahamo, ordinandogli di sacrificare Isacco. Perciò, la richiesta espressa nel Padrenostro non è di non avere prove e difficoltà. Piuttosto, è una richiesta di protezione contro le situazioni che potrebbero indurci a peccare.

È anche chiaro che questa richiesta non implica in alcun modo che Dio potrebbe indurci a peccare. È impossibile per Dio indurci a peccare, perché ciò andrebbe contro la sua natura santa, come leggiamo in Giacomo 1:13:

13 Nessuno, quando è tentato dica: "Io sono tentato da Dio," perché Dio non può essere tentato dal male, ed egli stesso non tenta nessuno. 14 Ciascuno invece è tentato quando è trascinato e adescato dalla propria concupiscenza.” (Giacomo 1:13-14)

Da questo, comprendiamo che la richiesta che stiamo studiando nel Padrenostro è la richiesta a Dio di proteggerci da quello che potrebbe indurci a peccare in qualche modo. Pregare in questo modo significa riconoscere che nelle battaglie contro il peccato non possiamo lottare senza l’aiuto e la benedizione di Dio. Questa è una richiesta a Dio di guidarci lontano dal peccato, poiché siamo consapevoli che la nostra tendenza è di avvicinarci ad esso.

Questa richiesta è simile a quella del Salmo 141:4: “Non permettere che il mio cuore sia attirato da alcuna cosa malvagia, per commettere opere malvagie con gli operatori d’iniquità, e fa’ che io non mangi dei loro cibi squisiti.” (Salmi 141:4)

Notate che la preghiera che Dio non ci esponga alla tentazione è in parallelo con le altre richieste del Padrenostro. Quando chiediamo a Dio il pane quotidiano, riconosciamo il bisogno che abbiamo di Lui per la nostra vita fisica. Quando Gli chiediamo di perdonare i nostri debiti, riconosciamo il nostro bisogno di essere giustificati per mezzo di Cristo. E qui, quando chiediamo a Dio di non esporci alla tentazione, ma di liberarci dal maligno, stiamo riconoscendo il nostro bisogno di Lui per la nostra santificazione. Dipendiamo da Dio per la vita, per la salvezza, e per la santificazione.

Quindi, dobbiamo pregare e chiedere a Dio di non esporci alla tentazione.

(del pastore Marco de Felice)
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Lun 05 Ott 2020, 19:48
Piena di spunti questa riflessione assenso

Pensavo per esempio al Vangelo di Giovanni 6,6 per quanto riguarda Gesù e l'apostolo Filippo:
"Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva quello che stava per compiere."

Riporto un commento di Padre Marco Sales:
"Per far prova della sua fede, e fargli vedere fino a qual punto confidasse nella bontà e nella potenza del suo Maestro. Gesù però sapeva già in antecedenza che avrebbe fatto il miracolo."

Quindi questa non è chiaramente una prova del maligno, nè una prova di valutazione che serve a Gesù per valutare Filippo (lo conosce fin dall'eternità) ma è una prova che si pone a Filippo perchè valuti lui stesso la sua fede.

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Mar 06 Ott 2020, 15:53
Per avere altri spunti di riflessione, condivido un altro commento di Marco de Felice su che cosa, in pratica, voglia dire chiedere a Dio di non esporci alla tentazione.

Il primo modo in cui possiamo chiedere a Dio di non esporci alla tentazione è di riconoscere e ammettere quanto siamo deboli per conto nostro, e quindi, chiedere a Dio di aiutarci ad essere sobri e svegli contro gli attacchi che si verificheranno oggi. Cioè, è una preghiera da rivolgerGli ogni giorno, e anche più volte al giorno, se stiamo entrando in situazioni particolari.

Un tipo di attacco che arriva ogni giorno sono i pensieri sbagliati. Giorno per giorno, Satana introduce pensieri sbagliati nella nostra mente. Satana è subdolo e solitamente non ci suggerisce pensieri riguardanti peccati gravi, che sono facili da riconoscere e che potrebbero spaventarci e farci correre a Cristo. Piuttosto, egli ci ispira pensieri di peccati che potrebbero sembrare giustificati, oppure, non tanto gravi. Per esempio, egli potrebbe incitarci a pensare che è giusto reagire in modo negativo quando qualcuno ci tratta male. Oppure, potrebbe metterci in testa che un certo peccato non è veramente così malvagio. Altre volte, Satana ci suggerisce il pensiero che un peccato non porterà brutte conseguenze. Dobbiamo pregare Dio di aiutarci a stare in guardia contro questi pensieri falsi e ingannevoli.

In Atti, quando Anania e Saffira mentirono, fu Satana a introdurre quell'idea nella loro mente. Ecco quello che Pietro disse ad Anania, sotto la guida dello Spirito Santo: “Ma Pietro disse: "Anania, perché ha Satana riempito il tuo cuore per farti mentire allo Spirito Santo e trattenere una parte del prezzo del podere?” (Atti 5:3)

Satana aveva ispirato ad Anania vari pensieri per incitarlo a mentire. Eanziché chiedere a Dio l'aiuto per resistere alla tentazione, Anania scelse di peccare.

Visto che Satana può suggerirci dei pensieri, abbiamo bisogno dell'aiuto di Dio per combatterli. Quindi, dobbiamo pregare Dio di aiutarci ad essere pronti per le battaglie che si presentano, spesso in modo subdolo o in modo inaspettato e all'improvviso, giorno per giorno.

Abbiamo anche bisogno dell'aiuto di Dio per riconoscere la nostra tendenza di crederci abbastanza forti da farcela da soli. A volte ci capita il pensiero: “Io posso vincere da solo, io sono abbastanza forte.” Forse non lo diciamo mai ad alta voce, ma abbiamo tutti la tendenza di crederci più forti di quello che siamo. Abbiamo la tendenza di pensare che, siccome abbiamo superato certi peccati nel passato, possiamo ancora superarli oggi senza problemi. Quando pensiamo così, siamo vicini a cadere, come leggiamo in 1Corinzi 10:12

Perciò, chi pensa di stare in piedi, guardi di non cadere.” (1Cor 10:12)

Perciò, pregare “non ci esporre alla tentazione” è un modo di chiedere a Dio di proteggerci dal nostro nemico peggiore, il nostro orgoglio. È un modo di dire: “O Signore, non permettermi di cadere nella trappola dell'orgoglio che mi porta a credermi forte per conto mio. Non permettere che io creda di essere abbastanza forte da solo per superare le tentazioni di oggi.

Quindi, la prima cosa che questa preghiera ci insegna è il riconoscimento della nostra debolezza e tendenza a peccare, e la richiesta a Dio di non lasciarci lottare da soli.
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Dom 25 Ott 2020, 11:57
Insegnaci a pregare: il Padre Nostro - Luca 11:1-4

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Mer 28 Ott 2020, 00:27
Mi chiedevo anche a proposito del concetto di "prova", come nel vangelo si dice che i farisei e i sadducei mettevano alla prova Gesù per coglierlo in fallo: lo provavano ovviamente per farlo cadere e accusarlo, erano veri figli di satana.

Ma proprio attraverso la prova continua di satana e dei suoi figli Gesù ha dato testimonianza a noi suoi discepoli. Senza la prova di satana e dei suoi figli la testimonianza di Gesù non ci sarebbe potuta essere. Quindi la prova che viene dal maligno è utilizzata da Dio come testimonianza per gli altri.

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Gio 29 Ott 2020, 08:43
"Padre nostro" - Matteo 6:9

di Marco deFelice

La salvezza non consiste nel praticare una religione, ma nell'essere riconciliato con Dio per mezzo di Gesù Cristo. Quindi, non consiste solamente nel sapere di Dio, ma nell'essere in rapporto personale con Dio.

Una parte fondamentale di questo rapporto è di ascoltare Dio, tramite la Parola di Dio, e di parlare con Dio, tramite la preghiera.

Se consideriamo quanto piccoli siamo, e quanto pecchiamo ancora, e quanto Dio è Santo, allora cominciamo a capire quanto la preghiera è un immenso privilegio.

Quando preghiamo, stiamo pregando al sovrano Signore dell'universo. Quindi, non dobbiamo pregare in qualsiasi modo ci viene in mente. Infatti, nella Bibbia, troviamo tante preghiere, che servono per insegnarci il modo in cui possiamo pregare secondo la volontà di Dio.

Oltre a tutte le preghiere che nella Bibbia ci servono di esempio, in due occasioni Gesù Cristo stesso ci insegna la forma di preghiera che Dio vuole. Troviamo queste preghiere in Matteo 6, e in Luca 11. Dio volendo, vogliamo prendere qualche settimana per considerare quello che viene chiamato “il Padre Nostro”.

Introduzione a questa preghiera

Prima di esaminare questa preghiera, vogliamo leggere Matteo 6:5-15, e poi considerare qualche base che ci aiuterà a capirla di più.

“5 E quando tu preghi, non essere come gli ipocriti, perché essi amano pregare stando in piedi nelle sinagoghe, e agli angoli delle piazze, per essere visti dagli uomini; in verità vi dico che essi hanno già ricevuto il loro premio. 6 Ma tu, quando preghi, entra nella tua cameretta, chiudi la tua porta e prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà pubblicamente. 7 Ora, nel pregare, non usate inutili ripetizioni come fanno i pagani perché essi pensano di essere esauditi per il gran numero delle loro parole. 8 Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa le cose di cui avete bisogno prima che gliele chiediate. 9 Voi dunque pregate in questa maniera: "Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome. 10 Venga il tuo regno. Sia fatta la tua volontà in terra come in cielo. 11 Dacci oggi il nostro pane necessario. 12 E perdonaci i nostri debiti, come anche noi perdoniamo ai nostri debitori. 13 E non esporci alla tentazione, ma liberaci dal maligno, perché tuo è il regno e la potenza e la gloria in eterno. Amen". 14 Perché, se voi perdonate agli uomini le loro offese, il vostro Padre celeste perdonerà anche a voi; 15 ma se voi non perdonate agli uomini le loro offese, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre.” (Mat 6:5-15 LND)

La struttura della preghiera

Per capire correttamente questa preghiera, dobbiamo iniziare capendo che essa non è una preghiera da recitare parola per parola, ma piuttosto è un modello da seguire nelle nostre preghiere.

Sappiamo questo perché quando Gesù insegna agli apostoli come pregare in Luca 11:1-4, usa una forma leggermente diversa da questa preghiera. Inoltre, nell'insegnarla, Gesù dice: pregate “in questa maniera”, e non “con queste parole".

Poi, c'è il fatto che non troviamo mai nelle Epistole questa preghiera ripetuta in modo esatto dai discepoli. Perciò, sembra chiaro che “il Padre Nostro”sia un modello da seguire nelle nostre preghiere e non da recitare a memoria. Infatti essa ci mostra i vari componenti che dovrebbero fare parte delle nostre preghiere.

Analizzando questa preghiera, notiamo che contiene sei richieste: tre che riguardano Dio, e tre che riguardano noi credenti. Le richieste che riguardano Dio vengono per prime. Questo rispecchia il principio che Gesù ci insegna in Matteo 6:33,

“Ma cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno sopraggiunte.” (Mat 6:33 LND)

Il nostro modo di pregare dovrebbe prima cercare la gloria e il regno di Dio, e solo allora, come seconda priorità, dovremmo fare le richieste che riguardano i nostri bisogni! Questo è un principio molto evidente nell'ordine di questa preghiera di Gesù.

Padre Nostro: un titolo nuovo

Tenendo tutto questo in mente, iniziamo a considerare la preghiera stessa. Oggi, vogliamo considerare l'invocazione: “Padre Nostro”.

Tantissime persone conoscono questa preghiera a memoria, e la recitano, ma Dio non è il Padre di tutti loro.

Solo chi ha ricevuto il perdono per i propri peccati per mezzo di Gesù Cristo ed è nato di nuovo ha Dio come Padre ed ha il diritto di chiamarLo “Padre”.

Prima della croce di Gesù, il popolo di Dio, i Giudei, non chiamavano Dio “Padre”. In tutto l’Antico Testamento, ci sono solo pochissimi brani dove Dio viene descritto come Padre. Però, non viene mai chiamato “Padre” nelle preghiere che troviamo nell'Antico Testamento.

Nemmeno gli uomini di Dio più stretti con Dio, come Abrahamo, Mosè, Davide e Daniele, pur avendo uno stretto rapporto con Dio, avevano il diritto di chiamarLo Padre.

Da questo, possiamo capire qualcosa di quanto immenso è il privilegio di poter chiamare Dio “Padre” quando Lo preghiamo. È una benedizione enorme, da non prendere per scontata.

Il motivo che un credente può chiamare Dio “Padre” è che quando Dio salva una persona, la fa nascere spiritualmente, come leggiamo in Giovanni 1:12,13.

“12 ma a tutti coloro che lo hanno ricevuto, egli ha dato l’autorità di diventare figli di Dio, a quelli cioè che credono nel suo nome, 13 i quali non sono nati da sangue né da volontà di carne, né da volontà di uomo, ma sono nati da Dio.” (Giov 1:12-13 LND)

Coloro che nascono da Dio, diventano veri figli di Dio, e perciò, hanno il vero diritto di chiamare Dio “Padre”, come leggiamo in Romani 8:15,16

“15 Voi infatti non avete ricevuto uno spirito di schiavitù per cadere nuovamente nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito di adozione per il quale gridiamo: "Abba, Padre" 16 Lo Spirito stesso rende testimonianza al nostro spirito che noi siamo figli di Dio.” (Rom 8:15-16 LND)

Chi è nato di nuovo, per mezzo della fede in Gesù Cristo, può veramente chiamare Dio “Padre”, perché per quella persona, Dio è Padre.

Adesso, consideriamo alcuni degli aspetti del fatto che chi è salvato può chiamare Dio “Padre”.

Punti principali

Quando iniziamo le nostre preghiere con le parole “Padre nostro”, questo dovrebbe portarci vicini al cuore di Dio, dovrebbe ricordarci che per noi Dio è un Padre, e che ci guarda con gli occhi di un Padre che guarda i suoi figli. Per mezzo di Cristo Gesù, siamo veramente figli di Dio.

In un senso molto limitato, Dio è Padre di tutti, nel senso che Egli è il Creatore di tutti, e tutti devono rispondere a Lui nel giorno del Giudizio.

Però, nel senso più profondo della parola, Dio è Padre solamente di quelli che sono stati adottati come suoi figli, tramite la nuova nascita. Come figli di Dio, abbiamo il privilegio di avvicinarci a Lui come Padre, e anche la responsabilità di onorare, servire e ubbidire a nostro Padre.

Adesso, consideriamo cosa possiamo capire dal termine: “Padre”.

1. Padre vuol dire somiglianza

Quando Gesù ci insegna che possiamo chiamare Dio “Padre”, questo ci fa capire che assomigliamo a Dio, in un certo senso, e questa somiglianza ci permette di avvicinarci a Dio.

Chiaramente, Dio è santo ed infinito in ognuno dei suoi attributi, e noi perciò, in tanti sensi, siamo molto diversi da Dio. Però, c'è una vera somiglianza, perché siamo stati fatti nell'immagine di Dio. Questa somiglianza ci permette di avvicinarci a Dio.

Per esempio, Dio è un essere personale, come lo siamo anche noi. Ci ha dato la capacità di ragionare, come Lui ragiona, anche se i suoi ragionamenti sono perfetti ed infiniti mentre i nostri non lo sono.

Un'altra qualità di Dio che Egli ci ha dato è la capacità di comunicare e parlare. Anche questo ci permette di avvicinarci a Lui come Padre, di ascoltarLo, e di comunicare con Lui.

Essendo figli spirituali, possiamo capire che quando preghiamo, Dio ci ascolta con il cuore di un Padre. Infatti, un buon padre ha una cura speciale per ognuno dei suoi figli che non ha per nessun altro. I figli possono sempre rivolgersi al padre. Quindi, quando Gesù ci insegna di chiamare Dio Padre nelle nostre preghiere, ci sta insegnando che possiamo entrare liberalmente nella presenza di Dio.

In Giovanni 16, Gesù ci spiega che andiamo a Dio come Padre, però, per mezzo di Gesù, ovvero, nel suo nome. Leggo.

“In quel giorno non mi farete più alcuna domanda. In verità, in verità vi dico che tutto ciò che domanderete al Padre nel mio nome, egli ve lo darà.” (Giov 16:23 LND)

Il nostro libero accesso a Dio come Padre nella preghiera è sempre per mezzo di Gesù Cristo.

Quindi, quando preghiamo, ricordiamoci che avendo Dio come Padre, in Cristo possiamo avvicinarci liberalmente a Lui.

2. Bontà paterna

Avendo diritto di chiamare Dio Padre, possiamo sapere che Dio agisce nei nostri confronti con bontà paterna, come ogni padre terreno dovrebbe fare nei confronti dei suoi figli. Cioè, visto che Dio ci è Padre, possiamo aspettarci da Lui bontà paterna.

Quando un padre terreno tratta suo figlio con bontà, o gli dà qualcosa, il figlio non ne è meravigliato, non dice: “Che incredibile, quell'uomo mi ha dato qualcosa!”. Un figlio non trova strano che suo padre lavori per provvedere le necessità della vita.

La ragione che un figlio non trova strano che il padre agisca a suo favore è che è suo padre, e si presume che quel padre si prenderà cura del figlio, e che gli mostrerà bontà. Un figlio non torna a casa chiedendosi se suo padre lo riconoscerà e gli parlerà. Lo dà per scontato!

Questo è ciò che ci vuole insegnare Gesù in Matteo 7. Vi leggo.

“7 Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. 8 Perché chiunque chiede riceve, chi cerca trova e sarà aperto a chi bussa. 9 Vi è tra voi qualche uomo che, se suo figlio gli chiede del pane, gli darà una pietra? 10 O se gli chiede un pesce, gli darà una serpe? 11 Se dunque voi, che siete malvagi, sapete dare buoni doni ai vostri figli, quanto più il Padre vostro, che è nei cieli, darà cose buone a coloro che gliele chiedono.” (Mat 7:7-11 LND)

Gesù ci spiega che come è naturale che un padre terreno faccia del bene a suo figlio, quanto di più il nostro Padre in cielo farà del bene a noi figli suoi!

Perciò, avendo il privilegio in Cristo di chiamare Dio “Padre”, possiamo presumere che il Signore ci tratterà con bontà, e questo fatto dovrebbe essere un enorme incoraggiamento per noi popolo di Dio quando andiamo a Lui in preghiera.

Quando preghiamo, non dobbiamo essere ansiosi, non dobbiamo mai pensare che forse il nostro Padre in cielo ci ignorerà, perché essendo nostro Padre, non lo farà mai!

Ogni figlio terreno sbaglia e manca nei confronti del padre terreno, ma non per questo il padre smette di amarlo. Un padre terreno è pronto a perdonare, perché ama suo figlio, ed è pieno di bontà nei suoi confronti.

Quanto di più il nostro Padre celeste è pieno di bontà! Tutte le qualità del buon padre si trovano in Dio in modo perfetto ed infinito. Dio gode i suoi figli, ha pietà e misericordia dei suoi figli. Il suo cuore è rivolto verso i suoi figli. Egli dona ogni cosa buona ai suoi figli. Un padre terreno non vende al figlio quello che gli serve, gli dona tutto liberalmente. Similmente, ma molto di più, il Signore dà ai suoi figli tutto quello che serve per il loro bene.

Perciò, quando consideriamo che il nostro rapporto con Dio è il rapporto di figli con un Padre pieno di amore e bontà, possiamo pregare con fiducia.

3. Dio merita la nostra fede

Un'altra realtà che possiamo riconoscere dal fatto che Dio ci è Padre è che Egli merita fiducia da noi. Cioè, è naturale e giusto per un figlio avere fede in suo padre. Vediamo questo più chiaramente nei bambini piccoli. Un figlio non dubita che il padre non sarà in grado di fare quello che ha iniziato a fare. Per esempio, se il padre dice al figlio di volerlo portare in montagna, il figlio non ha dubbi riguardo alla capacità del padre di trovare la strada giusta. Non dubita la capacità del padre di guidare la macchina. Se il padre dice che farà una cosa, il figlio è fiducioso che il Padre sarà capace a farla.

Che terribile offesa a Dio se un credente prega, dubitando però che Dio non sia in grado di risolvere la situazione! Il fatto che possiamo chiamare Dio “Padre” ci ricorda che dobbiamo avere fiducia in Dio, come un figlio ha fiducia nel suo padre terreno. Chiaramente, dobbiamo avere infinitamente più fede in Dio, perché mentre un padre terreno può essere ostacolato, nulla può ostacolare Dio ad agire come vuole.

4. Il ravvedimento è essenziale

Il fatto che Dio ci è Padre ci ricorda che Egli ci conosce in modo intimo, e perciò, abbiamo bisogno di ravvederci nei suoi confronti. Cioè, un datore di lavoro non conosce i suoi dipendenti intimamente. Possono nascondergli tante cose. Invece, un padre conosce i suoi figli molto bene, e capisce quando hanno combinato qualcosa. Similmente quando consideriamo che Dio è il nostro Padre, allora, dobbiamo capire che Egli ci conosce a fondo, Egli conosce ogni nostro pensiero. Se Dio non fosse nostro Padre, la sua conoscenza di noi sarebbe terrificante, considerando la Sua ira verso il peccato. Invece, essendo nostro Padre, sappiamo che Egli non ci distruggerà, però, visto che Egli conosce ogni nostro peccato, quando preghiamo abbiamo bisogno di ravvederci nei suoi confronti. È inutile cercare di nasconderGli un peccato. La soluzione è di ravvederci.

5. Conformità alle sue vie e comandamenti

Il fatto che Dio ci è Padre vuol dire inoltre che è essenziale che ci conformiamo alle sue vie e ai suoi comandamenti. Che assurdo pensare che un padre terreno debba accogliere le richieste dei figli anche se essi rifiutano di ubbidirgli e non cercano di seguire quello che Egli insegna loro!

Tristemente, tanti padri oggi hanno abbandonato il ruolo datogli da Dio, e non hanno figli ubbidienti. Però, il piano di Dio è che un padre sia rispettato ed ubbidito dai suoi figli. Ed è così se il padre è un buon padre.

Troppi credenti sbagliano molto perché credono che, nonostante che non stiano seguendo Dio in tante cose, possono comunque chiederGli di benedirli. Un buon padre terreno non lo farebbe, non perché un figlio deve meritare le cose dal padre, ma perché il padre sa che l'ubbidienza è importante per la crescita del figlio, ed egli vuole che il figlio sia benedetto.

Quanto di meno il nostro Santo Padre celeste chiuderebbe l'occhio alla nostra disubbidienza! Infatti, un aspetto di avere Dio come Padre è di essere disciplinati da Lui quando continuiamo a camminare nel peccato. Questo è il chiaro messaggio di Ebrei 12

“5 e avete dimenticato l’esortazione che si rivolge a voi come a figli: "Figlio mio, non disprezzare la correzione del Signore e non perderti d’animo quando sei da lui ripreso, 6 perché il Signore corregge chi ama e flagella ogni figlio che gradisce". 7 Se voi sostenete la correzione, Dio vi tratta come figli; qual è infatti il figlio che il padre non corregga? 8 Ma se rimanete senza correzione, di cui tutti hanno avuta la parte loro, allora siete dei bastardi e non dei figli. 9 Inoltre ben abbiamo avuto per correttori i nostri padri secondo la carne e li abbiamo rispettati; non ci sottometteremo molto di più ora al Padre degli spiriti, per vivere? 10 Costoro infatti ci corressero per pochi giorni, come sembrava loro bene, ma egli ci corregge per il nostro bene affinché siamo partecipi della sua santità. 11 Ogni correzione infatti, sul momento, non sembra essere motivo di gioia ma di tristezza; dopo però rende un pacifico frutto di giustizia a quelli che sono stati esercitati per mezzo suo. 12 Perciò rinfrancate le mani cadenti e le ginocchia vacillanti,” (Ebrei 12:5-12 LND)

Alla luce di questo, avere Dio come padre vuol dire che dovremmo conformarci alle sue vie e ai suoi comandamenti. Dobbiamo camminare in ubbidienza.

Se non desideriamo veramente di cercare di ubbidire a Dio in tutto, se non stiamo veramente cercando la santità, allora, non dovremmo aspettarci delle risposte alle nostre preghiere. Dovremmo piuttosto aspettarci la sua disciplina, che è necessaria per farci tornare a camminare nella via buona e giusta.

6. La nostra responsabilità ai fratelli

Il fatto di avere Dio come Padre ci porta a riconoscere un'altra realtà. Dovrebbe farci capire la nostra responsabilità verso i nostri fratelli e le nostre sorelle in fede. Un padre è padre di tutti i suoi figli. Non siamo figli unici. Facciamo parte di una famiglia! Nel PADRE NOSTRO, Gesù sottolinea questa verità, visto che le richieste non sono per un individuo solo, ma per noi come famiglia. Es. “Dacci il nostro pane quotidiano”.

Perciò, quando preghiamo, dobbiamo pregare come membri della famiglia di Dio. Dobbiamo avere l’umiltà di convivere in pace con gli altri membri della famiglia di Dio, e dobbiamo mostrare amore per gli altri. Infatti, l’intercessione, cioè, il pregare per gli altri, fa parte di questo.

In realtà, se non amiamo i nostri fratelli e sorelle in fede, non possiamo amare Dio. 1Giovanni 4:20 dichiara questa verità chiaramente:

“chi non ama infatti il proprio fratello che vede, come può amare Dio che non vede?” (1Giov 4:20 LND)

Avere Dio come Padre vuol dire quindi amare i nostri fratelli e sorelle in fede.

Una persona che pensa solo a sé, e che prega solo per sé, non ha diritto di dire “Padre nostro…”. Allora, ricordiamoci che avendo Dio come Padre, abbiamo anche dei fratelli e delle sorelle da amare e curare.

7. Un Padre che guida e protegge

Un'altra verità da ricordare che deriva dal fatto che abbiamo Dio come Padre è che Egli è Colui che ci guida e ci protegge. Un buon padre terreno guida la vita di suo figlio, lo dirige nelle scelte giuste, e anche lo protegge. Inoltre, provvede con cura e con costanza ai suoi bisogni.

Perciò, quando preghiamo, è importante andare a Lui vedendoLo come Colui che ci guida, che ci protegge e che provvede per noi.

Dio provvede per noi principalmente tramite la sua Provvidenza, cioè tramite il modo in cui Egli gestisce la natura e gli uomini per provvederci le cose giuste al momento giusto.

È importante ricordare che Dio è un buon Padre, anzi, è un Padre perfetto, che ci cura perfettamente. I suoi tempi sono sempre perfetti, le sue scelte sono quelle migliori. Dobbiamo ricordarlo sempre!

Che offesa, piuttosto, andare a Dio in preghiera, parlando con Lui come se si fosse dimenticato di noi! Ricordate quando i discepoli e Gesù erano nella barca e Gesù dormiva, durante una tempesta? Leggo da Marco 4.

“37 Si scatenò una gran bufera di vento e le onde si abbattevano sulla barca, tanto che questa si riempiva. 38 Egli intanto stava dormendo a poppa, su un guanciale. Essi lo destarono e gli dissero: "Maestro, non t’importa che noi periamo?". 39 Ed egli, destatosi, sgridò il vento e disse al mare: "Taci e calmati!". E il vento cessò e si fece gran bonaccia. 40 Poi disse loro: "Perché siete voi così paurosi? Come mai non avete fede?".” (Marco 4:37-40 LND)

Gesù li ha rimproverati per la loro mancanza di fede. Similmente, quando noi preghiamo con un senso di disperazione, implica che crediamo che Dio non ci stia curando. Non fate così!

Quando pregate, soprattutto in mezzo alle prove, non pregate come se Dio non fosse in controllo. Non pregate come se foste degli orfani che cercano aiuto da uno sconosciuto. Invece, abbiate piena fiducia che Dio è veramente in controllo, e presentatevi a Lui fiduciosi che Egli sa quello che sta facendo, e che può portare del bene da ogni cosa che succede nella vostra vita. Il modo migliore per farlo è di ringraziare Dio quando avete delle richieste da farGli, come impariamo in Filippesi 4:6,7

“6 Non siate in ansietà per cosa alcuna, ma in ogni cosa le vostre richieste siano rese note a Dio mediante preghiera e supplica, con ringraziamento. 7 E la pace di Dio, che sopravanza ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e le vostre menti in Cristo Gesù.” (Fil 4:6-7 LND)

Certamente, possiamo chiedere aiuto al nostro buon Padre, e la forza di superare le prove, e la guida, ma senza mai dimenticare che Dio è in controllo, e che ha permesso quella prova nella nostra vita per un buon scopo. Quando ci sono le prove, è importante valutare se sono una forma di disciplina, perché stiamo rifiutando di abbandonare qualche peccato, oppure, se sono prove che servono per farci crescere e per fortificare la nostra fede. In ogni caso, dobbiamo ricordare che Dio è in controllo e guida e protegge i suoi figli, e le nostre preghiere dovrebbero rispecchiare questa verità. Dio è un buon Padre, che guida e protegge i suoi figli!

8. Abbiamo libertà di venire a Dio in qualsiasi momento

Il fatto che Dio ci è Padre ci fa capire anche che abbiamo libero accesso a Dio.

Un figlio naturalmente parla di “casa sua”, quando in realtà la casa appartiene al padre. Un figlio si sente libero di entrare in casa senza esitazione. Si sente libero di parlare con il padre in qualsiasi momento.

Come credenti, è importante che sappiamo che apparteniamo alla famiglia di Dio, e che quindi, abbiamo libertà di sentirci a casa nella presenza di Dio. Leggiamo questo in Ebrei 4:14-16

“14 Avendo dunque un gran sommo sacerdote che è passato attraverso i cieli, Gesù, il Figlio di Dio, riteniamo fermamente la nostra confessione di fede. 15 Infatti, noi non abbiamo un sommo sacerdote che non possa simpatizzare con le nostre infermità, ma uno che è stato tentato in ogni cosa come noi, senza però commettere peccato. 16 Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, affinché otteniamo misericordia e troviamo grazia per ricevere aiuto al tempo opportuno.” (Ebrei 4:14-16 LND)

Come figli di Dio, è importante che ci sentiamo liberi in Cristo di vivere nella casa di Dio. Abbiamo libertà di godere tutti i diritti come figli. È un'offesa a Dio se Lo preghiamo come se fosse uno sconosciuto. È sbagliato parlare con Dio come se fosse un Dio lontano e distaccato da noi. Invece, Dio vuole che godiamo il nostro meraviglioso privilegio di entrare liberalmente nella sua presenza. Abbiamo il privilegio di ascoltare Dio, che ci parla tramite la Sua Parola. Abbiamo il privilegio di rallegrarci nella Sua presenza, cosa che un non credente non può fare.

Certamente, dobbiamo sempre avere grande riverenza nella presenza di Dio, ma possiamo anche avere, allo stesso tempo, grande libertà e intimità con Dio. Per questo possiamo chiamarLo “Abbà, Padre”.

9. La certezza della nostra salvezza

Voglio menzionare un'ulteriore realtà che riconosciamo dal fatto che possiamo chiamare Dio Padre. Chiamare Dio “Padre” è una forte conferma che la salvezza è una cosa sicura. Cioè, quando Dio prende qualcuno come figlio, Dio mantiene sempre quel rapporto.

Infatti, tante persone parlano dell'ex-marito, o dell’ex moglie. Ma nessuno parla dell'ex-figlio. Anche se un figlio va a vivere lontano, rimane sempre figlio di suo padre.

Quanto di più noi credenti rimaniamo sempre figli del nostro Padre celeste! Egli ci ha scelti e chiamati come figli, Egli ci ha adottati, a grande prezzo, per farci diventare suoi figli!

Come abbiamo letto prima in Ebrei 12, quando un figlio continua a camminare male, Dio manderà la sua disciplina, se è necessaria anche molto severa, non per punire, ma per riportare il figlio a Sé. In un modo o nell'altro, Dio farà arrivare davanti a Sé ogni vero figlio di Dio. Nulla può separare un figlio di Dio dall'amore del Padre, in Gesù Cristo, come leggiamo chiaramente in Romani 8:31-39

“31 Che diremo dunque circa queste cose? Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? 32 Certamente colui che non ha risparmiato il suo proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi, come non ci donerà anche tutte le cose con lui? 33 Chi accuserà gli eletti di Dio? Dio è colui che li giustifica. 34 Chi è colui che li condannerà? Cristo è colui che è morto, e inoltre è anche risuscitato; egli è alla destra di Dio, ed anche intercede per noi, 35 Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Sarà l’afflizione, o la distretta, o la persecuzione, o la fame, o la nudità, o il pericolo, o la spada? 36 Come sta scritto: "Per amor tuo siamo tutto il giorno messi a morte; siamo stati reputati come pecore da macello". 37 Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori in virtù di colui che ci ha amati. 38 Infatti io sono persuaso che né morte né vita né angeli né principati né potenze né cose presenti né cose future, 39 né altezze né profondità, né alcun’altra creatura potrà separarci dall’amore di Dio che è in Cristo Gesù, nostro Signore.” (Romani 8:31-39 LND)

Quando Dio diventa il Padre di qualcuno, per mezzo della nuova nascita, gli sarà Padre per sempre. Questa verità dovrebbe esserci di grande conforto! Dio ci è Padre per sempre!

Conclusione

Allora, oggi abbiamo considerato alcune delle verità che dovrebbero guidare le nostre preghiere, avendo Dio come Padre.

Oh che possiamo tenere sempre in mente la verità che se siamo salvati, Dio è Padre per noi! Che meraviglioso privilegio, poter chiamare Dio “Padre”!

Quando teniamo in mente la verità che Dio ci è Padre, questo ci aiuterà ad avere più gioia e pace, e più fede in Dio. Ci aiuterà ad essere più riconoscenti a Dio, riconoscendo di più la cura che ha verso di noi come Padre.

Oh che possiamo ricordarci che avendo Dio come Padre, abbiamo il privilegio di entrare liberalmente nella presenza di Dio per mezzo di Gesù Cristo! Certamente, dobbiamo sempre entrare nella presenza di Dio con riverenza, però, possiamo gioire in Lui, sapendo che come Padre nostro, Egli è sovranamente in controllo di tutto, e non dobbiamo mai dubitare la sua provvisione per noi di ciò che è giusto al momento giusto.

Possiamo gioire, quando preghiamo, sapendo che il nostro Padre celeste ci conosce a fondo, e perciò, conosce tutto di ogni nostra situazione.

Allo stesso tempo ricordiamoci che, visto che Dio ci conosce a fondo, Egli conosce ogni nostro peccato. Quindi, quando preghiamo, è importante e necessario confessare ogni nostro peccato a Lui.

Oh che possiamo ricordare che essendo figli di Dio, siamo chiamati a conformarci totalmente alle sue vie e ai suoi comandamenti!

Come figli di Dio, è importante ricordare che facciamo parte della famiglia di Dio, e perciò, come il Padre ci ama tutti, è importante che anche noi ci amiamo gli uni gli altri, non solo con le parole, ma anche con i fatti.

Ricordiamoci che avendo Dio come Padre, abbiamo tutti i benefici di appartenere a Lui, e di avvicinarci a Lui in qualsiasi momento. Dio non è un lontano sovrano, che ci parla tramite tanti mediatori. Egli è Padre per noi, e perciò, per mezzo di Gesù Cristo, abbiamo libero accesso direttamente a Dio in ogni momento.

Infine, prego che possiamo ricordare che avendo Dio come Padre, il nostro rapporto con Lui è sicuro, perché Egli non abbandonerà mai i suoi figli.

A questo punto, abbiamo considerato solo le prime parole del Padre Nostro. Non abbiamo neanche iniziato le richieste. Eppure, già con queste parole, c'è molto da benedirci e incoraggiarci.

Quindi, per voi che siete figli di Dio per mezzo di Gesù Cristo, vi lascio con l'esortazione di guardare a Dio come Padre, per godere le benedizioni di questo rapporto.

E per voi che NON siete figli di Dio per mezzo di Gesù Cristo, voglio esortarvi: senza la salvezza, la vita è solo l'attesa per il giudizio finale. Quindi, mentre c'è tempo, oggi, ravvedetevi e credete in Gesù Cristo come Salvatore e Signore. Allora, potrete godere la benedizione di avere Dio come Padre ora e per tutta l'eternità.

Amen!
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Mar 24 Nov 2020, 18:04
Pensavo anche a "rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li abbiamo rimessi ai nostri debitori". Se ci pensate bene, Dio perdona i nostri peccati perché noi perdoniamo a nostra volta coloro che hanno dei debiti verso di noi,  quindi paradossalmente se non ci fosse nessuno che ha debiti verso di noi, Dio non potrebbe perdonare i nostri peccati! E' un limite che Dio si è voluto imporre a se stesso. Quindi è sbagliato quando noi ci lamentiamo di subire ingiustizie e quindi ci lamentiamo della presenza di persone che hanno commesso delle ingiustizie verso di noi, persone che hanno dei debiti verso di noi e che noi dobbiamo perdonare. In realtà è proprio grazie all'esistenza di questi debitori verso di noi che noi abbiamo la possibilità di essere perdonati dei nostri peccati.

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Dom 06 Mar 2022, 16:26
"L’uomo tra la prova e la tentazione

«Scrutami, o Dio, e conosci il mio cuore, provami e conosci i miei pensieri» (Salmo 139,23) «Beato l'uomo che resiste alla tentazione» (Giacomo 1,12)

Un unico termine viene usato nella Bibbia per indicare la prova e la tentazione. Due parole, queste, che esprimono insieme somiglianza e diversità. Con la prova, Dio intende verificare la fedeltà e la docilità di chi crede alle sue promesse e di chi osserva la sua Legge. È il caso di Abramo, “messo alla prova” da Dio che gli chiede il sacrificio del figlio Isacco (Gen 22,1-19).

Come pure è il caso di Giobbe, che Dio sottopone a dure prove, pur conoscendo la sua innocenza e la sua fedeltà alla Legge (Gb 1–2). La prova può spingere l’uomo a una accorata richiesta a Dio («Perché, Signore?», «Fino a quando, Signore?»), ma, una volta superata, egli ne esce purificato nella fede e rafforzato nell’adesione alla volontà di Dio («Dio li ha provati e li ha trovati degni di sé»: Sap 3,5).

La tentazione presenta un duplice aspetto: può spingere alla scelta del male, ma anche al suo superamento («Il peccato è accovacciato alla tua porta; verso di te è il suo istinto, e tu lo dominerai»: Gen 4,7). Nella Bibbia non è Dio che “tenta” l’uomo: «Nessuno, quando è tentato, dica: “Sono tentato da Dio”... perché egli non tenta nessuno...Ciascuno piuttosto è tentato dalle proprie passioni che lo attraggono» (Gc 1,13-14).

E l’uomo può superare la tentazione perché «Dio non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze» (1Cor 10,13). Nella preghiera del Padre nostro chiediamo a Dio di aiutarci a non cedere alla tentazione quando entriamo nel suo mondo dagli esiti incerti, ma di poterla superare, con l’aiuto che egli ci ha assicurato: «Insieme con la tentazione, vi darà anche il modo di uscirne per poterla sostenere» (1Cor 10,13). E se cediamo, non ci abbandoni alle conseguenze del male, ma ce ne liberi con il suo amore di Padre: «Liberaci dal male» (o «dal Maligno», cioè dal diavolo tentatore)."

don Primo Gironi, ssp, biblista

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