- Shieldheart
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Salmi 51 - Salmo di pentimento
Mar 18 Feb 2020, 16:56
Propongo una serie di commenti al Salmo 51, nella speranza che possa essere di edificazione
SALMI 51
Anche se Davide compose questo Salmo in un’occasione molto particolare, tuttavia, come tutti i Salmi di Davide, può essere riferito anche a altre situazioni. Si tratta del più eminente Salmo penitenziale, quello che esprime maggiormente le preoccupazioni e i desideri di un peccatore che si ravvede. È veramente un peccato che nelle nostre lodi a Dio facciamo tutt’altro che pregarlo, poiché la lode è opera del cielo, ma tutto ciò che noi facciamo per i nostri peccati e per le nostre follie, è opera nostra. Occorre avvicinarsi al trono della grazia con la postura dei penitenti, per confessare i propri peccati e implorare la grazia di Dio. Inoltre, se ci presentassimo con delle parole, non potremmo trovarne di più adatte di quelle di questo Salmo, che dimostrano il pentimento di Davide per il proprio peccato commesso contro Uria, e che fu la sua più grande colpa. In confronto a questo, infatti, tutti i suoi altri peccati non erano nulla. A proposito di Davide, si dice che non si era scostato in nulla dai comandamenti dell’Eterno per tutto il tempo della sua vita, salvo nel fatto di Uria, lo Itteo. (1Re 15:5) In questo salmo, Davide:
I. Confessa il proprio peccato. Sl 51:3-6
II. Prega sinceramente per il perdono dei suoi peccati. Sl 51:1,2,7,9
III. Prega per la pace della propria coscienza. Sl 51:8,12
IV. Prega per ricevere grazia e non peccare più. Sl 51:10,11,14
V. Prega per avere libertà di accesso a Dio. Sl 51:15
VI. Promette di fare il possibile per il bene delle anime altrui Sl 51:13 e per la gloria di Dio. Sl 51:16,17,19 Infine, conclude con una preghiera per Sion e Gerusalemme. Sl 51:18 Le persone che hanno la coscienza afflitta da gravi peccati, guardando a Gesù Cristo con fede, in quanto Mediatore, dovrebbero cantare ripetutamente questo Salmo e pregare con le sue parole. Anzi, malgrado non si sia colpevoli di adulterio e omicidio, o di nessun altro grave crimine del genere, recitando questo Salmo, e pregando, potremmo applicarlo a noi stessi, e se lo facciamo con sentimento adeguato, attraverso Cristo, riceveremo la misericordia del perdono e l’aiuto nel bisogno.
Salmi 51:1-6
Sl 51:1 « Per il Capo de’ musici. Salmo di Davide, quando il profeta Natan venne a lui, dopo che Davide era stato da Batseba. » Abbi pietà di me, o Dio, secondo la tua benignità; secondo la moltitudine delle tue compassioni, cancella i miei misfatti.
Sl 51:2 Lavami del tutto della mia iniquità e nettami del mio peccato!
Sl 51:3 Poiché io conosco i miei misfatti, e il mio peccato è del continuo davanti a me.
Sl 51:4 Io ho peccato contro te, contro te solo, e ho fatto ciò ch’è male agli occhi tuoi; lo confesso, affinché tu sia riconosciuto giusto quando parli, e irreprensibile quando giudichi.
Sl 51:5 Ecco, io sono stato formato nella iniquità, e la madre mia mi ha concepito nel peccato.
Sl 51:6 Ecco, tu ami la sincerità nell’interiore; insegnami dunque sapienza nel segreto del cuore.
Il titolo si riferisce a una storia molto triste, quella della caduta di Davide. Tuttavia, anche se cadde, Davide non fu completamente distrutto, perché Dio lo sostenne e lo risollevò misericordiosamente.
1. Il peccato che Davide piange in questo Salmo, riguarda la follia e la malvagità commesse con la moglie del suo vicino. Si tratta di un peccato di cui non si può non parlarne, né non considerarlo con orrore. La seduzione di Bat-Sceba da parte di Davide, fu il principio di tutti i peccati seguenti, fu come lasciar sgorgare dell’acqua. Questo peccato di Davide è riportato come avvertimento per tutti, affinché chi pensa di stare ritto, guardi di non cadere. 1Co 10:12
2. Il ravvedimento che Davide esprime in questo Salmo fu causato dal ministero di Natan, il quale fu mandato da Dio per persuaderlo del proprio peccato, dopo che lui (apparentemente) aveva continuato a peccare per nove mesi, senza dare alcun segno particolare di rimorso o di dolore. Tuttavia, anche se Dio lascia che il suo popolo cada nel peccato e vi rimanga a lungo, in un modo o nell’altro lo ricondurrà al ravvedimento, lo riporterà a sé e lo farà ragionare. Per fare questo, di solito Dio si serve del ministero della parola, ma non è l’unico modo. Tuttavia, quelli che si sono macchiati di qualche colpa, debbono guardare a un fedele rimprovero, considerandolo la gentilezza più grande che gli si possa fare, e devono considerare le persone sagge che li rimproverano, i loro migliori amici: Mi percuota pure il giusto; sarà come olio sul capo. Sl 141:5
3. Davide, essendo persuaso del proprio peccato, prostrò la propria anima dinanzi a Dio, implorando misericordia e grazia. Dove possono tornare i figli traviati, se non all’Eterno, al loro Dio, dal quale si sono allontanati e che è l’unico che può guarire la loro corruzione?
4. In quest’occasione, per ispirazione divina, Davide scrisse questo Salmo, esprimendo le meditazioni del proprio cuore verso Dio, in modo da poterle ripetere spesso e affinché se ne perpetrasse la memoria. Quest’opera fu affidata al capo dei musici, affinché la cantasse durante il culto pubblico in chiesa come:
(a) Professione del proprio ravvedimento. Visto che il suo peccato era noto, Davide voleva che fosse riconosciuto pubblicamente, affinché il rimedio fosse adeguato alla ferita. Quelli che si pentono sinceramente dei propri peccati, non si vergognano di riconoscere il loro ravvedimento; anzi, avendo perduto l’onore degli innocenti, preferiscono ambire all’onore dei penitenti.
(b) Esempio per gli altri. Sia per indurli a ravvedersi con il proprio esempio, sia per istruirli riguardo a cosa fare e cosa dire quando si fossero pentiti. Essendosi lui stesso convertito, Davide confermò i suoi fratelli, Lu 22:32 e per questo gli fu fatta misericordia. 1Ti 1:16 In queste parole si leggono:
I. L’umile petizione di Davide. Sl 51:1,2 La sua preghiera assomiglia molto a quella che il nostro Salvatore, nella sua parabola, pone sulle labbra del pubblicano penitente: O Dio, sii placato verso me peccatore!. Lu 18:13 Sotto molti aspetti, Davide era un uomo molto meritevole. Per la causa di Dio, infatti, non solo aveva fatto molto, ma aveva sofferto molto. Inoltre, quando si rese conto del proprio peccato, non cercò di bilanciare le sue azioni malvagie con quelle buone, né pensò che i propri servizi avrebbero potuto compensare le sue offese; al contrario, Davide si rimise all’infinita misericordia di Dio, dipendendo unicamente da lui per il perdono e la pace: Abbi pietà di me, o Dio. Sl 51:1 Davide si riconobbe riprovevole dinanzi alla giustizia di Dio, perciò si rimise alla sua misericordia. Certo è che, perfino l’uomo migliore del mondo, se Dio non fosse misericordioso con lui, sarebbe rovinato. Si osservi:
1. Quale fu l’appello per la misericordia: « Abbi pietà di me, o Dio, Sl 51:1 e non in base alla dignità della mia nascita, come discendente della tribù di Giuda, né in base ai miei servizi per la comunità, come guerriero d’Israele, e neppure per i miei onori pubblici di re d’Israele ». L’appello di Davide non fu: Ricordati, o Eterno, a favor di Davide, di tutte le sue fatiche: com’egli giurò all’Eterno di costruire un tempio per l’arca. Sl 132:1,2 Un vero penitente, infatti, non menziona mai cose simili. Al contrario, l’appello di Davide fu: Abbi pietà di me, o Dio, secondo la tua benignità. Sl 51:1 « Non ho nulla da addurre in mia difesa, tranne:
(a) La gratuità della tua misericordia, secondo la tua benignità, Sl 51:1 la tua clemenza e la bontà della tua natura, che ti rendono incline a avere pietà dei miserabili ».
(b) « La pienezza della tua misericordia. In te non ci sono soltanto benignità e compassione, ma vi è abbondanza di misericordia per il perdono di molti peccatori, di molti peccati, e per moltiplicare il perdono in base a come noi moltiplichiamo le trasgressioni ».
2. Qual è la misericordia che Davide implora in particolare: il perdono del peccato. Cancella i miei misfatti, Sl 51:1 come si cancella un debito o si depenna dal libro quando il debitore lo ha pagato, o quando il creditore lo rimette: « Cancella le mie trasgressioni, affinché non vengano citate contro di me per castigarmi, e non mi stiano davanti agli occhi confondendomi e terrorizzandomi ». Il sangue di Cristo, asperso sulla coscienza per purificarla e darle pace, cancella la trasgressione e, riconciliandoci a Dio, ci riconcilia con noi stessi: Lavami del tutto dalla mia iniquità. Sl 51:2 « Purifica la mia anima dalla colpa e dalla macchia del mio peccato mediante la tua misericordia e la tua grazia, poiché soltanto l’acqua della purificazione può nettarmi dalla mia contaminazione. Nettami del mio peccato; la macchia è profonda, perché sono rimasto a lungo immerso nella colpa, perciò non è facile da mandare via. Lavami, lavami del tutto e nettami del mio peccato ». Sl 51:2 Il peccato ci contamina, ci rende odiosi agli occhi del santo Dio e penosi a noi stessi; ci rende inadeguati alla comunione con Dio nella grazia e nella gloria. Quando Dio perdona il peccato, ci purifica affinché diventiamo accettabili per lui e tranquilli con noi stessi, e affinché abbiamo libertà di accesso a lui. Natan aveva assicurato a Davide che, alla prima professione di ravvedimento, il suo peccato sarebbe stato perdonato: L’Eterno ha perdonato il tuo peccato; tu non morrai. 2Sa 12:13 Davide, però, pregò così: Lavami del tutto dalla mia iniquità e nettami dal mio peccato. Sl 51:2 Dio, infatti, và cercato anche relativamente a ciò che ha promesso; e a chi sono perdonati i peccati, deve pregare che il perdono gli sia chiarito sempre di più. Dio aveva perdonato Davide, ma Davide non riusciva a perdonare se stesso; perciò domandò il perdono con tanta insistenza, dimostrando di considerarsi indegno di riceverlo e di saperlo apprezzare.
II. Le penitenti confessioni di Davide. Sl 51:3-5
1. Ammise molto liberamente la propria colpa dinanzi a Dio: Io conosco i miei misfatti. Sl 51:3 In precedenza, Davide aveva imparato che questo era l’unico modo per tranquillizzare la propria coscienza. Sl 32:4,5 Natan disse: Tu sei quell’uomo; 2Sa 12:7 e Davide rispose: « Lo sono, e ho peccato ». Sl 51:4
2. Ne era talmente consapevole, che ci pensava continuamente con dolore e vergogna. La contrizione dovuta al suo peccato, non era un impeto improvviso e superficiale, ma un dolore permanente: « Il mio peccato è del continuo davanti a me, Sl 51:3 per umiliarmi e mortificarmi e per farmi arrossire e tremare continuamente. È del continuo contro di me (secondo alcuni), lo vedo dinanzi a me come un nemico che mi accusa e mi minaccia ». In ogni occasione, a Davide veniva in mente il proprio peccato, e era lui a volerlo, per umiliarsi ulteriormente. Davide non camminò mai sul tetto della propria casa senza riflettere con pentimento sull’infelice passeggiata che vi fece quando vide Bat-Sceba; non si coricò mai sul proprio letto senza pensare con dolore al letto della sua impurità, non si sedette mai a tavola, non diede mai un incarico al proprio servo, né prese mai in mano la penna, senza pensare a quando aveva fatto ubriacare Uria, al terribile messaggio che aveva mandato tramite il proprio servo, e all’autorizzazione letale che aveva scritto e firmato per ucciderlo. Si noti che gli atti di pentimento, anche quelli per lo stesso peccato, debbono essere ripetuti spesso. Per noi sarebbe molto utile tenere sempre a mente i nostri peccati, affinché ricordandoci le nostre trasgressioni passate, possiamo rimanere umili, possiamo essere armati contro la tentazione, spronati a fare il nostro dovere e pazienti nel portare la croce.
(a) Il salmista confessa le proprie trasgressioni presenti: Io ho peccato contro te, contro te solo. Sl 51:4 Davide era un grande uomo, tuttavia, essendosi comportato male, si sottomise alla disciplina di un penitente, senza pensare che la propria dignità reale lo esimesse dal farlo. In questo, infatti, ricchi e poveri sono uguali, perché c’è un’unica legge di ravvedimento per entrambi. I più grandi presto saranno giudicati, perciò debbono giudicare se stessi subito. Davide era un uomo molto buono, tuttavia, avendo peccato, si pose spontaneamente nella posizione e nella postura del penitente. Gli uomini migliori, se peccano, dovrebbero essere quelli che danno il migliore esempio di ravvedimento. [1] La sua confessione è dettagliata: « Ho fatto ciò ch’è male, Sl 51:4 ed è per questo che vengo rimproverato, ed è per questo che la mia coscienza mi redarguisce ». Si noti che è bene che la confessione di peccato sia dettagliata, affinché si possa implorare il perdono più espressamente e se ne possa trarre maggiore conforto. Occorre riflettere su ogni piccolo particolare dei propri peccati di debolezza e sulle circostanze particolari dei propri peccati gravi. [2] Davide aggrava il peccato che confessa e si carica di un peso a causa di esso: Ho peccato contro te, dinanzi agli occhi tuoi. Sl 51:4 Da qui, il nostro Salvatore sembra aver preso la confessione che pone sulle labbra del figliuol prodigo: Ho peccato contro il cielo e contro te. Lu 15:18 Riguardo al proprio peccato, Davide si lamenta di due cose: Primo, che fu commesso contro Dio. L’affronto fu fatto a Dio, e la parte lesa fu l’Eterno. Peccando volontariamente si nega la sua verità, si disprezza la sua condotta, si disobbedisce ai suoi ordini, non si ha fiducia nella sua promessa, si disonora il suo nome, e ci si comporta con disonestà e falsità con lui. Su questo, Giuseppe basò la grande accusa contro il peccato, Ge 39:9 e su questo Davide basa la grande aggravante: Contro te solo. Sl 51:4 Alcuni ritengono che questo intimi la prerogativa della sua corona perché, essendo il re, Davide doveva rendere conto soltanto a Dio. Tuttavia, osservando il suo stato d’animo, è più probabile che le parole del salmista esprimano la profonda contrizione della sua anima a causa del peccato, e le sue parole erano ben fondate. Davide aveva peccato contro Bat-Sceba e contro Uria, contro la propria anima, il proprio corpo e la propria famiglia, contro il proprio regno e contro la chiesa di Dio, e tutto questo contribuì a farlo umiliare. Tutti questi peccati, però, furono commessi principalmente contro Dio, perciò è su questo che il salmista pone l’accento più doloroso: Io ho peccato contro te, contro te solo. Sl 51:4 Secondo, che fu commesso dinanzi agli occhi di Dio: « Questo non solo dimostra la mia colpa, ma la rende ulteriormente peccaminosa ». Il fatto che siano stati commessi dinanzi agli occhi di Dio, dovrebbe farci umiliare molto per tutti i nostri peccati, poiché dimostra sfiducia nella sua onniscienza o disprezzo per la sua giustizia. [3] Davide giustifica Dio per la condanna emessa contro di lui, secondo la quale la spada non si allontanerà mai dalla tua casa. 2Sa 12:10,11 Il salmista è molto sollecito riguardo al proprio peccato e alle sue aggravanti, non solo per ottenerne il perdono, ma affinché, mediante la confessione, potesse onorare Dio. Primo, affinché le minacce che Dio pronunciò per bocca di Natan fossero giustificate: « Signore, non ho nulla da obbiettare alla tua giustizia; merito ciò che hai minacciato, anzi mille volte peggio ». Allo stesso modo, anche Eli concordò a minacce simili: Egli è l’Eterno; 1Sa 3:18 e anche Ezechia disse: La parola dell’Eterno che tu hai pronunziata, è buona. 2Re 20:19 Secondo, affinché Dio potesse giudicare chiaramente, cioè potesse attuare le proprie minacce. Davide proclama la propria confessione di peccato, affinché se in futuro si fosse trovato in difficoltà, nessuno avrebbe potuto dire che Dio gli aveva fatto un torto. Il salmista, infatti, riconosce che l’Eterno è giusto, e così tutti i veri penitenti, condannando se stessi, giustificano Dio. Tu sei stato giusto in tutto quel che ci è avvenuto. Ne 9:33
(b) Davide confessa la propria corruzione originale: Ecco, io sono stato formato nell’iniquità. Sl 51:5 Non chiama Dio a considerare la cosa, ma chiama se stesso a farlo: « Avanti, anima mia, guarda la roccia dalla quale sei stata scavata e vedrai che è formata nell’iniquità. Se avessi doverosamente considerato queste cose prima, avrei capito che non avrei dovuto essere così coraggioso dinanzi alla tentazione, e non avrei dovuto avventurarmi tra le fiamme con un cuore così debole. Così il peccato avrebbe potuto essere evitato. Lascia che consideri queste cose ora, non per giustificare o attenuare il peccato dicendo: “Signore, ho fatto questo, ma in realtà non potevo evitarlo perché è la mia inclinazione che mi ha indotto a farlo” (questo appello è falso, perché con la dovuta attenzione e accortezza e sfruttando la grazia di Dio avrebbe potuto evitarlo, e anche perché un vero penitente non presenterebbe mai un appello del genere); ma lascia che consideri la cosa come aggravante del peccato: “Signore, non solo sono colpevole di adulterio e di omicidio, ma la mia natura è adultera e omicida, perciò aborro me stesso” ». In un’altra occasione Davide parla dell’ammirevole conformazione del proprio corpo, che fu fatto in modo meraviglioso. Sl 139:14,15 Qui, però, afferma che è stato formato nella iniquità, Sl 51:5 a causa dell’intromissione del peccato; non uscì corrotto dalle mani di Dio, ma si contaminò passando attraverso i genitori. Altrove il salmista parla della pietà di sua madre, che era la servente di Dio, Sl 86:16 116:16 ma qui dice che lo ha concepito nel peccato. Sl 51:5 Anche se per grazia sua madre era figlia di Dio, per natura era figlia di Eva, e ne condivideva le caratteristiche. È importante notare che ognuno di noi dovrebbe lamentarsi tristemente di essersi portato dietro nel mondo una natura corrotta, maledettamente degenerata dalla sua purezza e rettitudine originarie. Fin dalla nascita, infatti, le trappole del peccato sono nei nostri corpi, i semi del peccato sono nelle nostre anime e le macchie del peccato sono su entrambi. Questo è ciò che si definisce peccato originale, perché è antico come le nostre origini e perché è all’origine di tutte le nostre trasgressioni presenti. Questa è la stoltezza radicata nel cuore di un bambino, l’inclinazione al male e la riluttanza a fare il bene, che sono il fardello della nuova creatura e la rovina di chi non nasce di nuovo. Si tratta di una tendenza ad allontanarsi da Dio.
III. Il riconoscimento della grazia di Dio e della sua buona volontà nei nostri confronti, da parte di Davide: « Tu ami la sincerità nell’interiore, Sl 51:6 vorresti che tutti noi fossimo onesti, sinceri e fedeli alla nostra professione; dunque, Insegnami sapienza nel segreto del cuore ». Sl 51:6 Si noti che:
1. La verità e la sapienza, sono molto utili per rendere le persone buone. Una mente limpida e un cuore sano (prudenza e sincerità), rivelano la perfezione dell’uomo di Dio.
2. Ciò che Dio ci richiede, lui stesso lo opera in noi, e lo opera nel modo giusto: illuminando la mente e vincendo la volontà. Come vengono rivelate queste cose nel presente Salmo?
(a) Qui Dio è giustificato e difeso: « Signore, tu non sei l’autore del mio peccato e non hai nessuna colpa. Il colpevole sono soltanto io, perché tu mi hai avvertito molte volte di essere sincero e mi hai rivelato ciò che, se lo avessi doverosamente considerato, avrebbe evitato che io cadessi nel peccato. Se avessi sfruttato la grazia che mi hai concesso, avrei mantenuto la mia integrità ».
(b) In questo modo, il peccato è aggravato: « Signore, tu ami la sincerità; Sl 51:6 ma dov’era la sincerità quando ho ingannato Uria? Tu mi hai insegnato la sapienza, ma io non ho vissuto in base a ciò che mi avevi insegnato ».
(c) Davide, ravvedendosi, è incoraggiato a sperare che Dio lo accetti misericordiosamente poiché: [1] nella sua determinazione a non ritornare mai più alla follia, Dio lo aveva reso sincero: Tu ami la sincerità nell’interiore. Sl 51:6 È questo a cui Dio guarda quando un peccatore si ravvede, se nel suo spirito non è frode alcuna. Sl 32:2 Davide, ravvedendosi, era conscio della rettitudine del proprio cuore verso Dio, perciò non dubitava che Dio lo avrebbe accettato. [2] Il salmista spera che Dio lo aiuti a mantenere salde le sue decisioni affinché, nell’interiore dell’uomo nuovo, che è chiamato l’essere occulto del cuore, 1Pi 3:4 gli insegnasse la sapienza necessaria per discernere e evitare i futuri piani del tentatore. Alcuni la considerano una preghiera: « Signore, in quest’occasione mi sono comportato da sciocco, perciò in futuro insegnami la sapienza ». Laddove c’è verità, Dio concederà sapienza, e a chi si sforza sinceramente di fare il proprio dovere, questo gli sarà insegnato.
(Matthew Henry)
Se questa prima parte vi ha edificato e vi interessa seguire il resto, continuo a postare. Dio ci benedica
SALMI 51
Anche se Davide compose questo Salmo in un’occasione molto particolare, tuttavia, come tutti i Salmi di Davide, può essere riferito anche a altre situazioni. Si tratta del più eminente Salmo penitenziale, quello che esprime maggiormente le preoccupazioni e i desideri di un peccatore che si ravvede. È veramente un peccato che nelle nostre lodi a Dio facciamo tutt’altro che pregarlo, poiché la lode è opera del cielo, ma tutto ciò che noi facciamo per i nostri peccati e per le nostre follie, è opera nostra. Occorre avvicinarsi al trono della grazia con la postura dei penitenti, per confessare i propri peccati e implorare la grazia di Dio. Inoltre, se ci presentassimo con delle parole, non potremmo trovarne di più adatte di quelle di questo Salmo, che dimostrano il pentimento di Davide per il proprio peccato commesso contro Uria, e che fu la sua più grande colpa. In confronto a questo, infatti, tutti i suoi altri peccati non erano nulla. A proposito di Davide, si dice che non si era scostato in nulla dai comandamenti dell’Eterno per tutto il tempo della sua vita, salvo nel fatto di Uria, lo Itteo. (1Re 15:5) In questo salmo, Davide:
I. Confessa il proprio peccato. Sl 51:3-6
II. Prega sinceramente per il perdono dei suoi peccati. Sl 51:1,2,7,9
III. Prega per la pace della propria coscienza. Sl 51:8,12
IV. Prega per ricevere grazia e non peccare più. Sl 51:10,11,14
V. Prega per avere libertà di accesso a Dio. Sl 51:15
VI. Promette di fare il possibile per il bene delle anime altrui Sl 51:13 e per la gloria di Dio. Sl 51:16,17,19 Infine, conclude con una preghiera per Sion e Gerusalemme. Sl 51:18 Le persone che hanno la coscienza afflitta da gravi peccati, guardando a Gesù Cristo con fede, in quanto Mediatore, dovrebbero cantare ripetutamente questo Salmo e pregare con le sue parole. Anzi, malgrado non si sia colpevoli di adulterio e omicidio, o di nessun altro grave crimine del genere, recitando questo Salmo, e pregando, potremmo applicarlo a noi stessi, e se lo facciamo con sentimento adeguato, attraverso Cristo, riceveremo la misericordia del perdono e l’aiuto nel bisogno.
Salmi 51:1-6
Sl 51:1 « Per il Capo de’ musici. Salmo di Davide, quando il profeta Natan venne a lui, dopo che Davide era stato da Batseba. » Abbi pietà di me, o Dio, secondo la tua benignità; secondo la moltitudine delle tue compassioni, cancella i miei misfatti.
Sl 51:2 Lavami del tutto della mia iniquità e nettami del mio peccato!
Sl 51:3 Poiché io conosco i miei misfatti, e il mio peccato è del continuo davanti a me.
Sl 51:4 Io ho peccato contro te, contro te solo, e ho fatto ciò ch’è male agli occhi tuoi; lo confesso, affinché tu sia riconosciuto giusto quando parli, e irreprensibile quando giudichi.
Sl 51:5 Ecco, io sono stato formato nella iniquità, e la madre mia mi ha concepito nel peccato.
Sl 51:6 Ecco, tu ami la sincerità nell’interiore; insegnami dunque sapienza nel segreto del cuore.
Il titolo si riferisce a una storia molto triste, quella della caduta di Davide. Tuttavia, anche se cadde, Davide non fu completamente distrutto, perché Dio lo sostenne e lo risollevò misericordiosamente.
1. Il peccato che Davide piange in questo Salmo, riguarda la follia e la malvagità commesse con la moglie del suo vicino. Si tratta di un peccato di cui non si può non parlarne, né non considerarlo con orrore. La seduzione di Bat-Sceba da parte di Davide, fu il principio di tutti i peccati seguenti, fu come lasciar sgorgare dell’acqua. Questo peccato di Davide è riportato come avvertimento per tutti, affinché chi pensa di stare ritto, guardi di non cadere. 1Co 10:12
2. Il ravvedimento che Davide esprime in questo Salmo fu causato dal ministero di Natan, il quale fu mandato da Dio per persuaderlo del proprio peccato, dopo che lui (apparentemente) aveva continuato a peccare per nove mesi, senza dare alcun segno particolare di rimorso o di dolore. Tuttavia, anche se Dio lascia che il suo popolo cada nel peccato e vi rimanga a lungo, in un modo o nell’altro lo ricondurrà al ravvedimento, lo riporterà a sé e lo farà ragionare. Per fare questo, di solito Dio si serve del ministero della parola, ma non è l’unico modo. Tuttavia, quelli che si sono macchiati di qualche colpa, debbono guardare a un fedele rimprovero, considerandolo la gentilezza più grande che gli si possa fare, e devono considerare le persone sagge che li rimproverano, i loro migliori amici: Mi percuota pure il giusto; sarà come olio sul capo. Sl 141:5
3. Davide, essendo persuaso del proprio peccato, prostrò la propria anima dinanzi a Dio, implorando misericordia e grazia. Dove possono tornare i figli traviati, se non all’Eterno, al loro Dio, dal quale si sono allontanati e che è l’unico che può guarire la loro corruzione?
4. In quest’occasione, per ispirazione divina, Davide scrisse questo Salmo, esprimendo le meditazioni del proprio cuore verso Dio, in modo da poterle ripetere spesso e affinché se ne perpetrasse la memoria. Quest’opera fu affidata al capo dei musici, affinché la cantasse durante il culto pubblico in chiesa come:
(a) Professione del proprio ravvedimento. Visto che il suo peccato era noto, Davide voleva che fosse riconosciuto pubblicamente, affinché il rimedio fosse adeguato alla ferita. Quelli che si pentono sinceramente dei propri peccati, non si vergognano di riconoscere il loro ravvedimento; anzi, avendo perduto l’onore degli innocenti, preferiscono ambire all’onore dei penitenti.
(b) Esempio per gli altri. Sia per indurli a ravvedersi con il proprio esempio, sia per istruirli riguardo a cosa fare e cosa dire quando si fossero pentiti. Essendosi lui stesso convertito, Davide confermò i suoi fratelli, Lu 22:32 e per questo gli fu fatta misericordia. 1Ti 1:16 In queste parole si leggono:
I. L’umile petizione di Davide. Sl 51:1,2 La sua preghiera assomiglia molto a quella che il nostro Salvatore, nella sua parabola, pone sulle labbra del pubblicano penitente: O Dio, sii placato verso me peccatore!. Lu 18:13 Sotto molti aspetti, Davide era un uomo molto meritevole. Per la causa di Dio, infatti, non solo aveva fatto molto, ma aveva sofferto molto. Inoltre, quando si rese conto del proprio peccato, non cercò di bilanciare le sue azioni malvagie con quelle buone, né pensò che i propri servizi avrebbero potuto compensare le sue offese; al contrario, Davide si rimise all’infinita misericordia di Dio, dipendendo unicamente da lui per il perdono e la pace: Abbi pietà di me, o Dio. Sl 51:1 Davide si riconobbe riprovevole dinanzi alla giustizia di Dio, perciò si rimise alla sua misericordia. Certo è che, perfino l’uomo migliore del mondo, se Dio non fosse misericordioso con lui, sarebbe rovinato. Si osservi:
1. Quale fu l’appello per la misericordia: « Abbi pietà di me, o Dio, Sl 51:1 e non in base alla dignità della mia nascita, come discendente della tribù di Giuda, né in base ai miei servizi per la comunità, come guerriero d’Israele, e neppure per i miei onori pubblici di re d’Israele ». L’appello di Davide non fu: Ricordati, o Eterno, a favor di Davide, di tutte le sue fatiche: com’egli giurò all’Eterno di costruire un tempio per l’arca. Sl 132:1,2 Un vero penitente, infatti, non menziona mai cose simili. Al contrario, l’appello di Davide fu: Abbi pietà di me, o Dio, secondo la tua benignità. Sl 51:1 « Non ho nulla da addurre in mia difesa, tranne:
(a) La gratuità della tua misericordia, secondo la tua benignità, Sl 51:1 la tua clemenza e la bontà della tua natura, che ti rendono incline a avere pietà dei miserabili ».
(b) « La pienezza della tua misericordia. In te non ci sono soltanto benignità e compassione, ma vi è abbondanza di misericordia per il perdono di molti peccatori, di molti peccati, e per moltiplicare il perdono in base a come noi moltiplichiamo le trasgressioni ».
2. Qual è la misericordia che Davide implora in particolare: il perdono del peccato. Cancella i miei misfatti, Sl 51:1 come si cancella un debito o si depenna dal libro quando il debitore lo ha pagato, o quando il creditore lo rimette: « Cancella le mie trasgressioni, affinché non vengano citate contro di me per castigarmi, e non mi stiano davanti agli occhi confondendomi e terrorizzandomi ». Il sangue di Cristo, asperso sulla coscienza per purificarla e darle pace, cancella la trasgressione e, riconciliandoci a Dio, ci riconcilia con noi stessi: Lavami del tutto dalla mia iniquità. Sl 51:2 « Purifica la mia anima dalla colpa e dalla macchia del mio peccato mediante la tua misericordia e la tua grazia, poiché soltanto l’acqua della purificazione può nettarmi dalla mia contaminazione. Nettami del mio peccato; la macchia è profonda, perché sono rimasto a lungo immerso nella colpa, perciò non è facile da mandare via. Lavami, lavami del tutto e nettami del mio peccato ». Sl 51:2 Il peccato ci contamina, ci rende odiosi agli occhi del santo Dio e penosi a noi stessi; ci rende inadeguati alla comunione con Dio nella grazia e nella gloria. Quando Dio perdona il peccato, ci purifica affinché diventiamo accettabili per lui e tranquilli con noi stessi, e affinché abbiamo libertà di accesso a lui. Natan aveva assicurato a Davide che, alla prima professione di ravvedimento, il suo peccato sarebbe stato perdonato: L’Eterno ha perdonato il tuo peccato; tu non morrai. 2Sa 12:13 Davide, però, pregò così: Lavami del tutto dalla mia iniquità e nettami dal mio peccato. Sl 51:2 Dio, infatti, và cercato anche relativamente a ciò che ha promesso; e a chi sono perdonati i peccati, deve pregare che il perdono gli sia chiarito sempre di più. Dio aveva perdonato Davide, ma Davide non riusciva a perdonare se stesso; perciò domandò il perdono con tanta insistenza, dimostrando di considerarsi indegno di riceverlo e di saperlo apprezzare.
II. Le penitenti confessioni di Davide. Sl 51:3-5
1. Ammise molto liberamente la propria colpa dinanzi a Dio: Io conosco i miei misfatti. Sl 51:3 In precedenza, Davide aveva imparato che questo era l’unico modo per tranquillizzare la propria coscienza. Sl 32:4,5 Natan disse: Tu sei quell’uomo; 2Sa 12:7 e Davide rispose: « Lo sono, e ho peccato ». Sl 51:4
2. Ne era talmente consapevole, che ci pensava continuamente con dolore e vergogna. La contrizione dovuta al suo peccato, non era un impeto improvviso e superficiale, ma un dolore permanente: « Il mio peccato è del continuo davanti a me, Sl 51:3 per umiliarmi e mortificarmi e per farmi arrossire e tremare continuamente. È del continuo contro di me (secondo alcuni), lo vedo dinanzi a me come un nemico che mi accusa e mi minaccia ». In ogni occasione, a Davide veniva in mente il proprio peccato, e era lui a volerlo, per umiliarsi ulteriormente. Davide non camminò mai sul tetto della propria casa senza riflettere con pentimento sull’infelice passeggiata che vi fece quando vide Bat-Sceba; non si coricò mai sul proprio letto senza pensare con dolore al letto della sua impurità, non si sedette mai a tavola, non diede mai un incarico al proprio servo, né prese mai in mano la penna, senza pensare a quando aveva fatto ubriacare Uria, al terribile messaggio che aveva mandato tramite il proprio servo, e all’autorizzazione letale che aveva scritto e firmato per ucciderlo. Si noti che gli atti di pentimento, anche quelli per lo stesso peccato, debbono essere ripetuti spesso. Per noi sarebbe molto utile tenere sempre a mente i nostri peccati, affinché ricordandoci le nostre trasgressioni passate, possiamo rimanere umili, possiamo essere armati contro la tentazione, spronati a fare il nostro dovere e pazienti nel portare la croce.
(a) Il salmista confessa le proprie trasgressioni presenti: Io ho peccato contro te, contro te solo. Sl 51:4 Davide era un grande uomo, tuttavia, essendosi comportato male, si sottomise alla disciplina di un penitente, senza pensare che la propria dignità reale lo esimesse dal farlo. In questo, infatti, ricchi e poveri sono uguali, perché c’è un’unica legge di ravvedimento per entrambi. I più grandi presto saranno giudicati, perciò debbono giudicare se stessi subito. Davide era un uomo molto buono, tuttavia, avendo peccato, si pose spontaneamente nella posizione e nella postura del penitente. Gli uomini migliori, se peccano, dovrebbero essere quelli che danno il migliore esempio di ravvedimento. [1] La sua confessione è dettagliata: « Ho fatto ciò ch’è male, Sl 51:4 ed è per questo che vengo rimproverato, ed è per questo che la mia coscienza mi redarguisce ». Si noti che è bene che la confessione di peccato sia dettagliata, affinché si possa implorare il perdono più espressamente e se ne possa trarre maggiore conforto. Occorre riflettere su ogni piccolo particolare dei propri peccati di debolezza e sulle circostanze particolari dei propri peccati gravi. [2] Davide aggrava il peccato che confessa e si carica di un peso a causa di esso: Ho peccato contro te, dinanzi agli occhi tuoi. Sl 51:4 Da qui, il nostro Salvatore sembra aver preso la confessione che pone sulle labbra del figliuol prodigo: Ho peccato contro il cielo e contro te. Lu 15:18 Riguardo al proprio peccato, Davide si lamenta di due cose: Primo, che fu commesso contro Dio. L’affronto fu fatto a Dio, e la parte lesa fu l’Eterno. Peccando volontariamente si nega la sua verità, si disprezza la sua condotta, si disobbedisce ai suoi ordini, non si ha fiducia nella sua promessa, si disonora il suo nome, e ci si comporta con disonestà e falsità con lui. Su questo, Giuseppe basò la grande accusa contro il peccato, Ge 39:9 e su questo Davide basa la grande aggravante: Contro te solo. Sl 51:4 Alcuni ritengono che questo intimi la prerogativa della sua corona perché, essendo il re, Davide doveva rendere conto soltanto a Dio. Tuttavia, osservando il suo stato d’animo, è più probabile che le parole del salmista esprimano la profonda contrizione della sua anima a causa del peccato, e le sue parole erano ben fondate. Davide aveva peccato contro Bat-Sceba e contro Uria, contro la propria anima, il proprio corpo e la propria famiglia, contro il proprio regno e contro la chiesa di Dio, e tutto questo contribuì a farlo umiliare. Tutti questi peccati, però, furono commessi principalmente contro Dio, perciò è su questo che il salmista pone l’accento più doloroso: Io ho peccato contro te, contro te solo. Sl 51:4 Secondo, che fu commesso dinanzi agli occhi di Dio: « Questo non solo dimostra la mia colpa, ma la rende ulteriormente peccaminosa ». Il fatto che siano stati commessi dinanzi agli occhi di Dio, dovrebbe farci umiliare molto per tutti i nostri peccati, poiché dimostra sfiducia nella sua onniscienza o disprezzo per la sua giustizia. [3] Davide giustifica Dio per la condanna emessa contro di lui, secondo la quale la spada non si allontanerà mai dalla tua casa. 2Sa 12:10,11 Il salmista è molto sollecito riguardo al proprio peccato e alle sue aggravanti, non solo per ottenerne il perdono, ma affinché, mediante la confessione, potesse onorare Dio. Primo, affinché le minacce che Dio pronunciò per bocca di Natan fossero giustificate: « Signore, non ho nulla da obbiettare alla tua giustizia; merito ciò che hai minacciato, anzi mille volte peggio ». Allo stesso modo, anche Eli concordò a minacce simili: Egli è l’Eterno; 1Sa 3:18 e anche Ezechia disse: La parola dell’Eterno che tu hai pronunziata, è buona. 2Re 20:19 Secondo, affinché Dio potesse giudicare chiaramente, cioè potesse attuare le proprie minacce. Davide proclama la propria confessione di peccato, affinché se in futuro si fosse trovato in difficoltà, nessuno avrebbe potuto dire che Dio gli aveva fatto un torto. Il salmista, infatti, riconosce che l’Eterno è giusto, e così tutti i veri penitenti, condannando se stessi, giustificano Dio. Tu sei stato giusto in tutto quel che ci è avvenuto. Ne 9:33
(b) Davide confessa la propria corruzione originale: Ecco, io sono stato formato nell’iniquità. Sl 51:5 Non chiama Dio a considerare la cosa, ma chiama se stesso a farlo: « Avanti, anima mia, guarda la roccia dalla quale sei stata scavata e vedrai che è formata nell’iniquità. Se avessi doverosamente considerato queste cose prima, avrei capito che non avrei dovuto essere così coraggioso dinanzi alla tentazione, e non avrei dovuto avventurarmi tra le fiamme con un cuore così debole. Così il peccato avrebbe potuto essere evitato. Lascia che consideri queste cose ora, non per giustificare o attenuare il peccato dicendo: “Signore, ho fatto questo, ma in realtà non potevo evitarlo perché è la mia inclinazione che mi ha indotto a farlo” (questo appello è falso, perché con la dovuta attenzione e accortezza e sfruttando la grazia di Dio avrebbe potuto evitarlo, e anche perché un vero penitente non presenterebbe mai un appello del genere); ma lascia che consideri la cosa come aggravante del peccato: “Signore, non solo sono colpevole di adulterio e di omicidio, ma la mia natura è adultera e omicida, perciò aborro me stesso” ». In un’altra occasione Davide parla dell’ammirevole conformazione del proprio corpo, che fu fatto in modo meraviglioso. Sl 139:14,15 Qui, però, afferma che è stato formato nella iniquità, Sl 51:5 a causa dell’intromissione del peccato; non uscì corrotto dalle mani di Dio, ma si contaminò passando attraverso i genitori. Altrove il salmista parla della pietà di sua madre, che era la servente di Dio, Sl 86:16 116:16 ma qui dice che lo ha concepito nel peccato. Sl 51:5 Anche se per grazia sua madre era figlia di Dio, per natura era figlia di Eva, e ne condivideva le caratteristiche. È importante notare che ognuno di noi dovrebbe lamentarsi tristemente di essersi portato dietro nel mondo una natura corrotta, maledettamente degenerata dalla sua purezza e rettitudine originarie. Fin dalla nascita, infatti, le trappole del peccato sono nei nostri corpi, i semi del peccato sono nelle nostre anime e le macchie del peccato sono su entrambi. Questo è ciò che si definisce peccato originale, perché è antico come le nostre origini e perché è all’origine di tutte le nostre trasgressioni presenti. Questa è la stoltezza radicata nel cuore di un bambino, l’inclinazione al male e la riluttanza a fare il bene, che sono il fardello della nuova creatura e la rovina di chi non nasce di nuovo. Si tratta di una tendenza ad allontanarsi da Dio.
III. Il riconoscimento della grazia di Dio e della sua buona volontà nei nostri confronti, da parte di Davide: « Tu ami la sincerità nell’interiore, Sl 51:6 vorresti che tutti noi fossimo onesti, sinceri e fedeli alla nostra professione; dunque, Insegnami sapienza nel segreto del cuore ». Sl 51:6 Si noti che:
1. La verità e la sapienza, sono molto utili per rendere le persone buone. Una mente limpida e un cuore sano (prudenza e sincerità), rivelano la perfezione dell’uomo di Dio.
2. Ciò che Dio ci richiede, lui stesso lo opera in noi, e lo opera nel modo giusto: illuminando la mente e vincendo la volontà. Come vengono rivelate queste cose nel presente Salmo?
(a) Qui Dio è giustificato e difeso: « Signore, tu non sei l’autore del mio peccato e non hai nessuna colpa. Il colpevole sono soltanto io, perché tu mi hai avvertito molte volte di essere sincero e mi hai rivelato ciò che, se lo avessi doverosamente considerato, avrebbe evitato che io cadessi nel peccato. Se avessi sfruttato la grazia che mi hai concesso, avrei mantenuto la mia integrità ».
(b) In questo modo, il peccato è aggravato: « Signore, tu ami la sincerità; Sl 51:6 ma dov’era la sincerità quando ho ingannato Uria? Tu mi hai insegnato la sapienza, ma io non ho vissuto in base a ciò che mi avevi insegnato ».
(c) Davide, ravvedendosi, è incoraggiato a sperare che Dio lo accetti misericordiosamente poiché: [1] nella sua determinazione a non ritornare mai più alla follia, Dio lo aveva reso sincero: Tu ami la sincerità nell’interiore. Sl 51:6 È questo a cui Dio guarda quando un peccatore si ravvede, se nel suo spirito non è frode alcuna. Sl 32:2 Davide, ravvedendosi, era conscio della rettitudine del proprio cuore verso Dio, perciò non dubitava che Dio lo avrebbe accettato. [2] Il salmista spera che Dio lo aiuti a mantenere salde le sue decisioni affinché, nell’interiore dell’uomo nuovo, che è chiamato l’essere occulto del cuore, 1Pi 3:4 gli insegnasse la sapienza necessaria per discernere e evitare i futuri piani del tentatore. Alcuni la considerano una preghiera: « Signore, in quest’occasione mi sono comportato da sciocco, perciò in futuro insegnami la sapienza ». Laddove c’è verità, Dio concederà sapienza, e a chi si sforza sinceramente di fare il proprio dovere, questo gli sarà insegnato.
(Matthew Henry)
Se questa prima parte vi ha edificato e vi interessa seguire il resto, continuo a postare. Dio ci benedica
Re: Salmi 51 - Salmo di pentimento
Ven 21 Feb 2020, 18:37
Penso che il salmo 51 si possa collegare al salmo 32 (31)
3 Tacevo e si logoravano le mie ossa, mentre ruggivo tutto il giorno.
4 Giorno e notte pesava su di me la tua mano, come nell'arsura estiva si inaridiva il mio vigore.
5 Ti ho fatto conoscere il mio peccato, non ho coperto la mia colpa. Ho detto: "Confesserò al Signore le mie iniquità" e tu hai tolto la mia colpa e il mio peccato.
Dio ci libera dal peccato quando lo confessiamo.
Il salmo sembra dire che finché non ci confessiamo, il peccato "ci logora le ossa", quasi a voler dire che il peccato non consuma solo il nostro spirito, ma anche il nostro corpo.
Viva la confessione fatta con pentimento e buon esame di coscienza
3 Tacevo e si logoravano le mie ossa, mentre ruggivo tutto il giorno.
4 Giorno e notte pesava su di me la tua mano, come nell'arsura estiva si inaridiva il mio vigore.
5 Ti ho fatto conoscere il mio peccato, non ho coperto la mia colpa. Ho detto: "Confesserò al Signore le mie iniquità" e tu hai tolto la mia colpa e il mio peccato.
Dio ci libera dal peccato quando lo confessiamo.
Il salmo sembra dire che finché non ci confessiamo, il peccato "ci logora le ossa", quasi a voler dire che il peccato non consuma solo il nostro spirito, ma anche il nostro corpo.
Viva la confessione fatta con pentimento e buon esame di coscienza
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"Il Signore sarà per te luce eterna" (Isaia 60,19)
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Re: Salmi 51 - Salmo di pentimento
Dom 26 Apr 2020, 10:59
Salmi 51:7-13
Sl 51:7 Purificami con l’issopo, e sarò netto; lavami, e sarò più bianco che neve.
Sl 51:8 Fammi udire gioia ed allegrezza; fa’ che le ossa che tu hai tritate festeggino.
Sl 51:9 Nascondi la tua faccia dai miei peccati, e cancella tutte le mie iniquità.
Sl 51:10 O Dio, crea in me un cuor puro e rinnova dentro di me uno spirito ben saldo.
Sl 51:11 Non rigettarmi dalla tua presenza e non togliermi lo spirito tuo santo.
Sl 51:12 Rendimi la gioia della tua salvezza e fa’ che uno spirito volonteroso mi sostenga.
Sl 51:13 Io insegnerò le tue vie ai trasgressori, e i peccatori si convertiranno a te.
Si osservi qui:
I. Per cosa prega Davide. Le eccellenti petizioni che presenta, sono numerose e se soltanto vi aggiungessimo le parole nel nome di Cristo, sarebbero perfettamente evangeliche. Davide prega:
1. Che Dio lo purifichi dai suoi peccati e dalla contaminazione contratta a causa loro: Purificami con l’issopo; Sl 51:7 ossia: « perdona i miei peccati e dimostrami di averli perdonati, affinché io possa riavere i privilegi che ho rinnegato e perduto a causa di esso ». L’espressione del salmista allude a una distinzione rituale, quella della purificazione di un lebbroso o di chi era contaminato, mediante l’aspersione di acqua o di sangue, o di entrambi, operata con un mazzetto di issopo Eso 12:22 e grazie alla quale, alla fine, la persona veniva liberata dalle costrizioni che le erano state imposte a motivo della sua contaminazione. « Signore, assicurami la restituzione del tuo favore e del privilegio della comunione con te come, mediante il rituale, a loro era assicurata la riammissione ai loro precedenti privilegi ». Questa assicurazione, però, si basa sulla grazia della buona novella: Purificami con l’issopo, cioè con il sangue di Cristo versato sulla mia anima mediante una fede viva, come l’acqua della purificazione veniva aspersa con un mazzetto di issopo. È il sangue di Cristo [che per questo è chiamato sangue dell’aspersione] Eb 12:24 che purifica la coscienza dalle opere morte, dalla colpa del peccato e dal timore di Dio, che escludono dalla comunione con lui, come, sotto la legge, toccare un cadavere escludeva le persone dai cortili della casa di Dio. Se il sangue di Cristo, che purifica da ogni peccato, ci purifica dai nostri peccati, allora saremo veramente puri Eb 10:2 Se veniamo lavati in questa fonte aperta, saremo più bianchi della neve, non solo assolti, ma accettati, proprio come quelli che sono stati giustificati: Quand’anche i vostri peccati fossero come lo scarlatto, diventeranno bianchi come la neve. Is 1:18
(Matthew Henry)
SEGUE IL SECONDO PUNTO...
Sl 51:7 Purificami con l’issopo, e sarò netto; lavami, e sarò più bianco che neve.
Sl 51:8 Fammi udire gioia ed allegrezza; fa’ che le ossa che tu hai tritate festeggino.
Sl 51:9 Nascondi la tua faccia dai miei peccati, e cancella tutte le mie iniquità.
Sl 51:10 O Dio, crea in me un cuor puro e rinnova dentro di me uno spirito ben saldo.
Sl 51:11 Non rigettarmi dalla tua presenza e non togliermi lo spirito tuo santo.
Sl 51:12 Rendimi la gioia della tua salvezza e fa’ che uno spirito volonteroso mi sostenga.
Sl 51:13 Io insegnerò le tue vie ai trasgressori, e i peccatori si convertiranno a te.
Si osservi qui:
I. Per cosa prega Davide. Le eccellenti petizioni che presenta, sono numerose e se soltanto vi aggiungessimo le parole nel nome di Cristo, sarebbero perfettamente evangeliche. Davide prega:
1. Che Dio lo purifichi dai suoi peccati e dalla contaminazione contratta a causa loro: Purificami con l’issopo; Sl 51:7 ossia: « perdona i miei peccati e dimostrami di averli perdonati, affinché io possa riavere i privilegi che ho rinnegato e perduto a causa di esso ». L’espressione del salmista allude a una distinzione rituale, quella della purificazione di un lebbroso o di chi era contaminato, mediante l’aspersione di acqua o di sangue, o di entrambi, operata con un mazzetto di issopo Eso 12:22 e grazie alla quale, alla fine, la persona veniva liberata dalle costrizioni che le erano state imposte a motivo della sua contaminazione. « Signore, assicurami la restituzione del tuo favore e del privilegio della comunione con te come, mediante il rituale, a loro era assicurata la riammissione ai loro precedenti privilegi ». Questa assicurazione, però, si basa sulla grazia della buona novella: Purificami con l’issopo, cioè con il sangue di Cristo versato sulla mia anima mediante una fede viva, come l’acqua della purificazione veniva aspersa con un mazzetto di issopo. È il sangue di Cristo [che per questo è chiamato sangue dell’aspersione] Eb 12:24 che purifica la coscienza dalle opere morte, dalla colpa del peccato e dal timore di Dio, che escludono dalla comunione con lui, come, sotto la legge, toccare un cadavere escludeva le persone dai cortili della casa di Dio. Se il sangue di Cristo, che purifica da ogni peccato, ci purifica dai nostri peccati, allora saremo veramente puri Eb 10:2 Se veniamo lavati in questa fonte aperta, saremo più bianchi della neve, non solo assolti, ma accettati, proprio come quelli che sono stati giustificati: Quand’anche i vostri peccati fossero come lo scarlatto, diventeranno bianchi come la neve. Is 1:18
(Matthew Henry)
SEGUE IL SECONDO PUNTO...
- Shieldheart
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Re: Salmi 51 - Salmo di pentimento
Lun 27 Apr 2020, 12:31
2. Che, dopo il perdono dei suoi peccati, Dio gli concedesse il conforto di questo perdono. Non domanda di essere consolato prima di essere purificato; tuttavia, se il peccato, che è l’amara radice del dolore, fosse stato cancellato, il salmista poteva pregare con fede: Fammi udire gioia ed allegrezza, Sl 51:8 cioè: « donami una pace ben fondata, creata e pronunciata da te, affinché le ossa che tu hai tritate festeggino Sl 51:8 e non siano soltanto ristabilite e sollevate dal dolore, ma siano consolate sensibilmente e, come dice il profeta, possano fiorire come erba ». Si noti che:
(a) Il dolore di un cuore veramente afflitto a causa del peccato, può essere opportunamente paragonato al dolore che si prova per una frattura di un osso. Inoltre, è lo stesso Spirito che, essendo Spirito di servitù, colpisce e ferisce e, in quanto Spirito di adozione, guarisce e cura.
(b) Il conforto e la gioia che derivano dal perdono suggellato, a un peccatore penitente, concedono un sollievo uguale a quello che si prova quando si smette di provare un dolore fortissimo.
(c) L’opera di Dio non consiste soltanto nel pronunciare questa gioia e questa felicità, ma nel farcele sentire e nel permetterci di trarne conforto. Davide desiderava sinceramente che Dio volgesse la luce del suo volto verso di lui, infondendo così gioia nel suo cuore, affinché non solo fosse riconciliato con lui, ma, come gesto ulteriore di grazia, gli dimostrasse di esserlo.
3. Per ottenere un perdono completo e efficace. È questo, infatti, che desiderava con più fervore come fondamento della propria consolazione: Nascondi la tua faccia dai miei peccati; Sl 51:9 in altre parole, « non lasciare che ti provochino a comportarti con me in base a ciò che merito. Il mio peccato è del continuo davanti a me, Sl 51:3 ma tu gettalo dietro alle spalle. Cancella tutte le mie iniquità Sl 51:9 dal tuo libro, cancellale come una nuvola che si disperde con i raggi del sole ». Is 44:22
(Matthew Henry)
CONTINUA....
(a) Il dolore di un cuore veramente afflitto a causa del peccato, può essere opportunamente paragonato al dolore che si prova per una frattura di un osso. Inoltre, è lo stesso Spirito che, essendo Spirito di servitù, colpisce e ferisce e, in quanto Spirito di adozione, guarisce e cura.
(b) Il conforto e la gioia che derivano dal perdono suggellato, a un peccatore penitente, concedono un sollievo uguale a quello che si prova quando si smette di provare un dolore fortissimo.
(c) L’opera di Dio non consiste soltanto nel pronunciare questa gioia e questa felicità, ma nel farcele sentire e nel permetterci di trarne conforto. Davide desiderava sinceramente che Dio volgesse la luce del suo volto verso di lui, infondendo così gioia nel suo cuore, affinché non solo fosse riconciliato con lui, ma, come gesto ulteriore di grazia, gli dimostrasse di esserlo.
3. Per ottenere un perdono completo e efficace. È questo, infatti, che desiderava con più fervore come fondamento della propria consolazione: Nascondi la tua faccia dai miei peccati; Sl 51:9 in altre parole, « non lasciare che ti provochino a comportarti con me in base a ciò che merito. Il mio peccato è del continuo davanti a me, Sl 51:3 ma tu gettalo dietro alle spalle. Cancella tutte le mie iniquità Sl 51:9 dal tuo libro, cancellale come una nuvola che si disperde con i raggi del sole ». Is 44:22
(Matthew Henry)
CONTINUA....
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Re: Salmi 51 - Salmo di pentimento
Lun 27 Apr 2020, 16:59
4. Per la grazia santificatrice. I veri penitenti, infatti, la desiderano tanto fervidamente, quanto desiderano il perdono e la pace. Sl 51:10 Davide non prega dicendo: « Signore, preserva la mia reputazione »; come fece Saul dicendo: Ho peccato, ma tu adesso onorami in presenza degli anziani del mio popolo. 1Sa 15:30 Al contrario, la grande preoccupazione del salmista è che la sua natura corrotta sia cambiata. Il suo peccato era:
(a) Una prova della sua impurità; di conseguenza, Davide prega: O Dio, crea in me un cuor puro. #Sl 51:10 A questo punto, il salmista vede più chiaramente che mai quanto è impuro il proprio cuore e se ne lamenta con tristezza. Tuttavia, si rende conto che correggerlo non è in suo potere, perciò implora Dio (la cui prerogativa è creare) di creare in lui un cuore puro. Soltanto colui che ha creato il cuore, infatti, può rinnovarlo, e per il suo potere nulla è impossibile. Dio, come Dio della natura, creò il mondo mediante la parola della sua potenza, ed è con la parola della sua potenza, in quanto Dio di grazia, che noi siamo purificati #Gv 15:3 e santificati. #Gv 17:17
(b) La causa della sua confusione e ciò che distruggeva gran parte delle opere buone create in lui; per questo il salmista prega: Rinnova dentro di me uno spirito ben saldo. #Sl 51:10 « Guarisci le deficienze della forza spirituale che questo peccato ha provocato e rimettimi sulla retta via. Rinnova dentro di me uno spirito costante (secondo alcuni) ». In quest’occasione, Davide scoprì la propria grande incostanza e incoerenza, perciò prega: « Signore, rendimi saldo in futuro, affinché io non mi allontani mai più così da te ».
(Matthew Henry)
CONTINUA....
(a) Una prova della sua impurità; di conseguenza, Davide prega: O Dio, crea in me un cuor puro. #Sl 51:10 A questo punto, il salmista vede più chiaramente che mai quanto è impuro il proprio cuore e se ne lamenta con tristezza. Tuttavia, si rende conto che correggerlo non è in suo potere, perciò implora Dio (la cui prerogativa è creare) di creare in lui un cuore puro. Soltanto colui che ha creato il cuore, infatti, può rinnovarlo, e per il suo potere nulla è impossibile. Dio, come Dio della natura, creò il mondo mediante la parola della sua potenza, ed è con la parola della sua potenza, in quanto Dio di grazia, che noi siamo purificati #Gv 15:3 e santificati. #Gv 17:17
(b) La causa della sua confusione e ciò che distruggeva gran parte delle opere buone create in lui; per questo il salmista prega: Rinnova dentro di me uno spirito ben saldo. #Sl 51:10 « Guarisci le deficienze della forza spirituale che questo peccato ha provocato e rimettimi sulla retta via. Rinnova dentro di me uno spirito costante (secondo alcuni) ». In quest’occasione, Davide scoprì la propria grande incostanza e incoerenza, perciò prega: « Signore, rendimi saldo in futuro, affinché io non mi allontani mai più così da te ».
(Matthew Henry)
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